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Politica e Sanità

17 Novembre 2011

Isde: un appello contro l’arsenico nell’acqua


Scendere in campo con iniziative sul territorio o attraverso un’azione di pressing verso le istituzioni perché vengano al più presto predisposti interventi per ridurre l''esposizione delle popolazioni, e in particolare delle donne in gravidanza e dei bambini, all’arsenico nell’acqua, riconosciuto come elemento cancerogeno certo. L’appello viene dall’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente, ed è rivolto all’Ordine dei medici e chirurghi, ma in generale a tutti gli operatori della salute. L’allarme che l’associazione lancia deriva dai dati della letteratura. «L''arsenico» spiega l’Isde in una nota «è classificato dall''Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche, in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L''assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, è indicata inoltre quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, e così via». Particolare attenzione deve andare a donne in gravidanza e bambini: secondo la normativa comunitaria, ripresa anche dall’Italia, il limite di arsenico nell’acqua è di 10 microgrammi per litro. «La letteratura scientifica internazionale, d’altra parte» continua l’Isde «evidenzia il legame tra l''esposizione cronica ad acque e alimenti contenenti arsenico, in donne in gravidanza e bambini, e molte patologie del neurosviluppo - autismo, disturbo da deficit dell''attenzione, disturbo dell''attenzione da iperattività, riduzione del quoziente intellettivo, patologie dell''apparato respiratorio, perdita fetale e così via». Tanto più che il Registro dei tumori italiano rileva che i tumori infantili nel nostro paese sono in costante aumento. «È quindi urgente ogni nostra azione affinché le istituzioni preposte facciano tutto il possibile per la dearsenificazione di tutta l''acqua destinata a consumo umano nelle aree interessate e per la predisposizione di forme alternative di approvvigionamento idrico».

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