Politica e Sanità
17 Novembre 2011Chi frena in Veneto l’accordo sulla dpc che da circa un anno Federfarma e Regione stanno faticosamente negoziando? È un interrogativo restituito all’attualità dal botta e risposta della settimana scorsa tra l’Asl bellunese e il sindacato titolari della provincia. Alle proteste dei farmacisti per i disagi causati ai cittadini dall’intensificazione della distribuzione diretta, il manager dell’azienda sanitaria aveva replicato sulla stampa locale accusando le farmacie di remare contro l’intesa regionale sulla dpc, cosa immediatamente smentita a Farmacista33 dal presidente dei titolari bellunesi, Roberto Grubissa. Se così stanno le cose, perché fa le ragnatele da quasi un anno una bozza di accordo sulla quale ci sarebbe già il sì informale di assessorato e Federfarma regionale? Domanda che Federfarma33 ha girato subito al presidente del sindacato veneto, Marco Bacchini.
Presidente, domanda secca: chi blocca l’intesa?
La questione è semplice: la Regione è pronta a firmare l’accordo sulla dpc a patto che valga per tutte le province, perché difformità sul territorio creerebbero problemi che l’amministrazione vuole evitare. E l’accordo continua a essere respinto da due associazioni provinciali di Federfarma.
Quali?
Padova e Belluno. E’ una posizione che nasce dal contesto locale. A Padova l’Asl pratica la distribuzione diretta sull’80% del Pht, il resto passa per la farmacia; a Belluno invece passa per la distribuzione diretta il 40% circa del Pht, ma l’Asl ha già detto di voler arrivare al 75%. La tesi delle due Federfarma è che quanto le farmacie realizzano grazie a quel 20% del Pht che passa per il territorio è comunque superiore a quanto si ricaverebbe dalla dpc con la remunerazione pattuita al tavolo negoziale».
Quanto avete ottenuto?
Otto euro a confezione Iva esclusa e compresa la quota per il distributore, nove per le rurali. Alle quali andrebbero poi ulteriori agevolazioni. In base ai nostri calcoli, questa remunerazione è conveniente anche nelle province in cui il Pht arriva all’80%, senza poi contare quello che potrebbe arrivare dagli ex osp-2. Ma Padova e Belluno la pensano diversamente.
Insomma, è solo una questione economica…
Non solo. C’è in gioco anche il futuro della farmacia: le genericazioni dei farmaci di fascia A e l’ampliamento del Pht con i farmaci di nuova generazione porteranno nel tempo a un’inversione di pesi: oggi il 70% della spesa è fascia A e il 30% è Pht, tra qualche anno i rapporti si invertiranno. Se non portiamo in farmacia questi medicinali, rischiamo l’emarginazione. Anche distributiva: o la Regione conclude un accordo con noi, o andrà a cercare qualcun altro per distribuire, per esempio le Poste.
Insomma, la vostra speranza è che Padova e Belluno ci ripensino…
Noi pensiamo di avere gli argomenti per convincerle, anche perché in queste due province la distribuzione diretta si sta intensificando. In ogni caso, ricordo che poi arriva il momento in cui le decisioni si prendono a maggioranza.
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