Politica e Sanità
17 Novembre 2011Il capitale nella titolarità delle farmacie? No grazie. Dopo le aperture dei giorni scorsi di alcuni esponenti della categoria (dal presidente dell’Utifar, Eugenio Leopardi, al leader di Federfarma Umbria, Augusto Luciani) nel dibattito sul riassetto del sistema farmacia si fa avanti il partito del no al “socio di denari”. A esporne le posizioni il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Domenico Dal Re.
Si dice che l’apertura al capitale immetterebbe nell’impresa farmacia risorse fresche. Qual è la vostra risposta?
Le posizioni espresse in questi giorni mi sorprendono perché le trovo inopportune e preoccupanti. Pochi giorni fa il Senato ha approvato una Manovra che, all’articolo 3, ribadisce la legittimità di riserve di legge in materia di attività professionali quando in gioco c’è la tutela dell’interesse pubblico. In più, grazie anche al lavoro del presidente Racca, il governo ha respinto tutti gli emendamenti sulle liberalizzazioni e approvato un provvedimento che rafforza le regole del sistema farmacia.
E’ opinione diffusa, comunque, che qualcosa in questo sistema vada rinnovato. Perché non l’esclusiva sulla titolarità?
Perché non possiamo tenere il piede in due scarpe. L’ingresso del capitale trasformerebbe le farmacie da presidi professionali di pubblica utilità a esercizi commerciali con mere finalità di lucro. E allora non potremmo più rivendicare riserve come la distanza o la Pianta organica.
Per il partito del sì, il capitale dovrebbe comunque restare in una posizione minoritaria nella proprietà…
Si è mai visto un capitale che non punta a comandare? Non dimentichiamo quello che è successo in Norvegia, dove in pochi anni le catene hanno preso tutto. E poi la questione di fondo non cambia: come ha rilevato l’avvocato generale della Corte di giustizia europea proprio nella causa che riguardava l’Italia, Il farmacista titolare utilizza la farmacia come strumento di una professione di pubblica utilità e il suo interesse privato è temperato dalla responsabilità, perché egli si espone al ritiro non solo della sua abilitazione professionale, ma anche dell’autorizzazione all’esercizio con tutte le conseguenze economiche che ne derivano. Il capitale titolare, invece, utilizza la farmacia a esclusivo fine di lucro.
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