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Politica e Sanità

17 Novembre 2011

Anpi: dal quorum unico non spunteranno 3 mila farmacie


Una proposta credibile di riassetto del sistema distributivo del farmaco non può lasciare senza risposta le due richieste che oggi arrivano dalla società e dalla professione: aprire alla concorrenza la vendita dei farmaci a pagamento per far risparmiare i cittadini e allargare le maglie della titolarità per consentire a una larga fetta di farmacisti «di uscire dal ghetto della collaborazione». È la riflessione che arriva da Massimo Brunetti, segretario dell’Anpi, Associazione nazionale parafarmacie italiane, dopo l’intervista al presidente di Federfarma Umbria, Augusto Luciani, pubblicata su Farmacista33 di mercoledì scorso. Nel suo intervento, il rappresentante dei titolari umbri invitava il sindacato a farsi promotore di una proposta di riassetto imperniata su quorum unico, tremila nuove aperture, concorso straordinario, Otc senza farmacista e accesso “limitato” della titolarità al capitale.

Brunetti, tremila farmacie è una bella offerta non crede?
«L’abbassamento del quorum a valori simili a quelli proposti nel ddl Tomassini-Gasparri non garantisce né nel breve né nel lungo periodo l’accesso alla titolarità per un largo numero di farmacisti. Il quorum unico a 4.000 farebbe guadagnare poche centinaia di farmacie, molte delle quali localizzate in quei piccoli comuni montani di Lombardia, Piemonte e Trentino, finora non assegnate perché rifiutate dai vincitori di concorso».

Sugli Otc senza farmacista?
«Il nostro no è categorico e noto da tempo. Invece, sul tema vorrei che rispondesse il presidente della Fofi, ultimamente troppo distratto dal futuro della farmacia».

D’accordo, allora voi come lo vedreste il riassetto della farmacia?
«Posto che per Anpi la proposta rimane la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, consiglierei il Governo di fare propri alcuni degli emendamenti alla Tomassini-Gasparri presentati in Commissione igiene e sanità del Senato prima delle vacanze: quorum a 2.500 abitanti con assegnazione privilegiata per raggruppamenti di farmacisti, liberalizzazione del prezzo di vendita dei farmaci di fascia C, restituzione della concessione al settantesimo anno di età. Così da garantire a regime la presenza a rotazione di oltre 30.000 titolari di farmacia oltre a risparmi importanti e duraturi per i cittadini.»

Siamo realisti, così scadrebbe la qualità del servizio: quale titolare investirebbe nel suo esercizio – per ampliare il magazzino o ammodernare le attrezzature – sapendo che a settant’anni dovrebbe restituirlo allo Stato?
«Bisogna sempre ricordare che la concessione è rilasciata dalla Regione, come tale non dovrebbe essere considerata un diritto privato alienabile. A regime sarebbero ipotizzabili 30-40 anni di titolarità, un periodo sufficiente per dare “sfogo” alle capacità professionali e imprenditoriali del farmacista, oltre alla possibilità di riconoscere, alla riconsegna della concessione, il valore delle spese d’investimento per il miglioramento dell’impresa. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che la liberalizzazione dei farmaci di fascia C rimanga la soluzione ideale per conciliare gli interessi dei titolari con quelli generali dei cittadini e della professione».

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