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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

A tutela dei farmacisti, tutti i farmacisti


In un comunicato, ANPI e FEF, accanto al loro commento negativo sulla nuova formulazione dell’articolo 2 del Bersani-Ter, allineano alcuni giudizi sull’operato della Federazione cui non è mancata una replica puntuale della stessa FOFI

"I 3.500 farmacisti che hanno avviato in questi mesi una parafarmacia chiederanno i danni a Bersani perch� sono stati buttati in fumo, su un totale di duemila esercizi, 500 milioni di euro": così esordiva il comunicato dei rappresentanti delle parafarmacie, con il quale manifestavano la loro contrarietà all’emendamento Banti. Emendamento che, a detta di Paolo Spolaore (ANPI) e Massimo Brunetti (FEF), ha il torto di riprendere le conclusioni del Tavolo tecnico tenuto al ministero della Salute, circostanza che viene dipinta come una sorta di sotterfugio, trascurando che il Tavolo tecnico è stato istituito proprio per elaborare proposte volte al rinnovamento del servizio farmaceutico.  Per la verità, il comunicato prendeva poi una piega diversa: “Diciamo subito, a scanso di equivoci che” si leggeva “ la FOFI non esprime oramai da tempo gli interessi collettivi della categoria, ma solo quelli particolari dei titolari di farmacia, se, come è vero, a dirigere questa  organizzazione sono due titolari di farmacia". Secondo Brunetti e  Spolaore la frattura tra l''attuale direttivo FOFI e gli iscritti agli  Ordini provinciali ha iniziato a definirsi con il primo decreto  Bersani, per poi maturare nel corso del 2007 con la vicenda della  liberalizzazione della fascia C con ricetta. "Crediamo � prosegue l’analisi di Brunetti  e Spolaore - che alle prossime elezioni degli organi di presidenza degli Ordini  provinciali, potranno verificarsi mutamenti che condizioneranno le  strategie e la finalità dell''azione dei farmacisti nel prossimo  futuro. Noi farmacisti titolari di parafarmacie  non possiamo continuare a resistere in questa situazione”.

La Federazione ha tenuto replicare a questa presa di posizione con una sua nota. “Le affermazioni formulate da alcuni rappresentanti dell’Associazione Nazionale Parafarmacie e dalla Federazione Esercizi Farmaceutici, alcuni dei quali non iscritti all’albo dei farmacisti, risultano assolutamente gratuite, non trovando alcun fondamento reale” si legge. “I Presidenti degli Ordini dei Farmacisti, che rappresentano tutti gli interessi della professione, ritengono che la fuoriuscita dei farmaci di fascia C costituisca un reale rischio per la salute pubblica: ipotesi confermata dal fatto che in nessun altro paese europeo esiste attualmente questa eventualità”. La Federazione “considerando ovviamente su un piano del tutto paritetico i suoi 70 mila iscritti, ritiene che sia ingiusto mutilare la loro attività riservandola a un ambito ristretto all’interno delle parafarmacie”. Proprio per questo, a tutela dei farmacisti non titolari, “la Federazione sta cercando di ottenere un ampliamento del numero delle farmacie aperte oggi sul territorio nazionale, attraverso le proprie proposte elaborate e recepite dal Tavolo tecnico per il riordino del servizio farmaceutico istituito presso il Ministero della Salute. Inoltre la Federazione ha proposto anche una riqualificazione del farmacista attraverso un contratto di retribuzione più adeguato a livello economico e professionale”.
Con riferimento � infine � all’affermazione per la quale il Direttivo della FOFI sarebbe costituito esclusivamente da farmacisti titolari, si fa presente “che il Presidente della Federazione, dottor Giacomo Leopardi, non è attualmente titolare di alcuna farmacia”.

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