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Politica e Sanità

30 Novembre 2011

Clienti a corto di fiato


Il programma australiano per offrire in farmacia il supporto al paziente asmatico si è rivelato efficace. Lo provano i primi studi controllati

Bench� l''asma bronchiale sia in costante aumento, il controllo della patologia resta ancora lontano dall''ottimale un po'' ovunque, anche in paesi dove sono stati implementati piani nazionali ad hoc.
Probabilmente su questo pesa anche la difficoltà di garantire un adeguato monitoraggio delle condizioni del paziente, quindi anche una valutazione della compliance e un''azione adeguata di rinforzo e motivazione sulle indicazioni del medico.

L''Australia è una delle realtà occidentali in cui si è cercato di mettere al servizio di questi obiettivi una delle principali risorse territoriali: la farmacia di comunità. Su iniziativa della Pharmacy Guild of Australia, nel 2003, è nato il Pharmacy Asthma Care Project (PACP), che si propone di sfruttare la farmacia, previa formazione specifica, nell''azione di monitoraggio e di supporto dei pazienti diagnosticati. Non ultimo, in questo progetto, l''aspetto economico sanitario, in quanto è stato previsto di dimostrare la costo-efficacia di questo tipo di interventi. Il progetto si è concluso nel 2006 e ora si hanno i primi studi controllati condotti in seno a questa esperienza. Uno è quello pubblicato da Thorax  (Armour C et al. Pharmacy Asthma Care Program (PACP) improves outcomes for patients in the community Thorax. 2007 Jan 24). La ricerca si è svolta arruolando 50 farmacie in due gruppi, uno in cui il PACP è stato implementato (con cicli di valutazione, definizione di obiettivi terapeutici, monitoraggio e revisione) nei confronti di 192 pazienti asmatici, l''altro, di controllo, in cui i farmacisti hanno offerto la consueta assistenza a 205 pazienti. A entrambi i gruppi è stato somministrato un questionario e sono stati sottoposti a controllo spirometrico all''inizio dello studio e al termine (6 mesi dopo). Il coinvolgimento delle farmacie si è dimostrato molto efficace: i pazienti seguiti sul territorio avevano una probabilità 2,7 volte superiore di vedere calare la gravità delle manifestazioni (da "asma grave" a "asma non grave") rispetto al gruppo di controllo.

Inoltre, si è vista aumentare l''adesione alla terapia di fondo e una corrispondente diminuzione del ricorso ai farmaci al bisogno. Non solo, aumentava anche il numero dei pazienti che finalmente cominciavano anche a seguire la terapia di fondo non limitandosi alla medicazione in caso di sintomi acuti. Miglioravano la consapevolezza della malattia e la percezione di un adeguato controllo dei sintomi da parte del paziente. E anche se nei due gruppi non si sono riscontrate modificazioni nel valori della spirometria, in quello sottoposto PACP si registrava una migliore qualità della vita. Le conclusioni dello studio sono dunque positive, e suonano come una conferma dell''utilità di coinvolgere la farmacia nel processo di continuità dell''assistenza, come indicato anche dal Documento sulla professione presentato dalla federazione nazionale degli Ordini. Soprattutto laddove si parli di situazioni in cui un controllo anche strumentale assiduo è reso poco praticabile dalla situazione geografica, o da esigenze lavorative e personali del paziente. Anche in Australia, del resto, sembra che la farmacia sia ancora uno dei presidi più facilmente accessibili.

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