Politica e Sanità
30 Novembre 2011 Non si tratta di salute, ma di economia. Infatti, dai dati del rapporto Istat emerge che il settore ha contribuito significativamente al buon andamento delle esportazioni
La ripresa economica dell''Italia, nel 2006, dipende dalla crescita delle esportazioni "a cui ha contribuito notevolmente il settore della farmaceutica". Il presidente di Farmindustria Sergio Dompè commenta in una nota i dati positivi dell''Istat. Il merito della ripresa va, dunque, anche alla farmaceutica "nonostante i numerosi tagli al settore. Dopo aver ''volato'' nel 2005 (+15%), il settore consolida infatti la propria crescita sui mercati internazionali con un incremento del valore delle esportazioni del 5% e una crescita di lungo periodo superiore a quella dell''industria (dal 2001 +32% cumulato, rispetto a +19% dell''industria)", dice.
Farmindustria sottolinea che "le imprese del farmaco si confermano volano importante dell''economia della conoscenza e dello sviluppo del Paese. Nel 2006 il valore delle esportazioni dell''industria farmaceutica (11,8 miliardi di euro) è pari al totale circa della spesa farmaceutica convenzionata (12,3 miliardi, in prezzo al pubblico) ed è superiore al valore a ricavo industria della spesa per medicinali di classe A, a carico del Servizio sanitario nazionale (8,5 miliardi, fonte Ims). Si consolida così - continua Dompè - un risultato che si registra ormai da oltre un decennio: il saldo estero dei medicinali è positivo (1.285 milioni di euro nel 2006). Il Paese produce più farmaci di quanti ne consumi, dimostrando di non essere un mero mercato di sbocco commerciale per produzioni estere.
L''Italia - incalza il presidente di Farmindustria - rimane un mercato importante, ma anche un produttore tra i più rilevanti sulla scena internazionale, il terzo in Europa secondo l''Eurostat. I dati dimostrano, in definitiva, che le imprese del farmaco non devono essere più considerate come un costo, ma anche un investimento". A questo proposito, l''associazione degli industriali del farmaco afferma di non cercare "n� sconti n� assistenzialismi, ma vuole solo confermarsi fucina di produzione, export e innovazione per il sistema Italia. E chiede una nuova politica del farmaco che riconosca il suo contributo alla crescita economica del Paese".
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