Politica e Sanità
30 Novembre 2011Gli italiani in viaggio tendono a sottovalutare il rischio di malattie quando vanno all''estero. E non sempre si informano sufficientemente sui pericoli sanitari che si corrono nel Paese. Una ''leggerezza'' che può trasformarsi in una tragedia, come dimostra il caso del torinese ucciso dalla febbre emorragica di ritorno dal Nepal. Ne è convinto Walter Pasini, direttore del Centro collaboratore dell''OMS per la medicina del turismo, autore del manuale Viaggi e salute nei 5 continenti 2007'', che fornisce informazioni per ciascun Paese sui rischi sanitari, sulle certificazioni richieste e sulla profilassi da seguire prima di fare le valige. A correre più rischi i viaggiatori che scelgono l''avventura, un numero sempre crescente di nostri connazionali, spiega Pasini, che preferiscono il turismo alternativo soprattutto nelle zone di Paesi in via di sviluppo, dove sono endemiche diverse malattie. Ma, purtroppo, non sempre sono sufficientemente accorti. A cominciare dal fatto - dice Pasini - che di rado chiedono consiglio al medico curante prima di partire. I viaggiatori, inoltre, conoscono poco le epidemie presenti in molti Paesi del Sud del mondo e le modalità di trasmissione
Casi come quelli del turista torinese - precisa Pasini - sono rari e sfortunati. Ma la prevenzione è possibile. Molte malattie pericolose, infatti, vengono trasmesse dagli insetti, e non solo dalle zecche come in questo tragico caso. E'' opportuno, quindi, adottare un abbigliamento adeguato e prodotti insetto-repellenti, che tengono lontane anche le zanzare, responsabili di diverse patologie. Come la malaria, ancora una delle principali minacce, per la sua presenza in oltre 100 Paesi del pianeta. Ogni anno - avverte Pasini - sono oltre mille gli italiani che contraggono la malaria durante un viaggio''. Le zanzare, ricorda l''esperto, sono responsabili anche di altre malattie endemiche in alcune aree del pianeta: dengue, chicungunya, la febbre della valle di Rift. Spesso, poi, ci sono rischi a cui non si pensa. Conoscere la reale situazione sanitaria del Paese dove si è diretti - conclude Pasini- è la prima arma per tutelare la propria salute.
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