Politica e Sanità

30 Novembre 2011

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Non farà clamore quanto la Toscana con le sue gare regionali, ma in tema di Pht anche l’Emilia Romagna sta riservando da qualche tempo grattacapi non indifferenti alle farmacie del territorio. Colpa di qualche Asl che sulla distribuzione diretta dimostra un accanimento crescente e fa spallucce a quanto prevederebbe l’accordo sulla dpc firmato da Regione e Federfarma. A maggio, per esempio, le farmacie riminesi erano scese in stato di agitazione per la politica perseguita dall’Asl cittadina, che da più di un anno ha esteso la dispensazione praticata sui cosiddetti “farmaci extra Pht” (per i quali l’intesa regionale consente il canale ospedaliero quando il paziente è in dimissione, assistenza domiciliare o visita specialistica) ai cronici come ipertesi e asmatici, attraverso la presa in carico dei pazienti da parte dello specialista. Soltanto l’anno scorso sono passate per questo canale 688mila confezioni, quando – dati Federfarma alla mano – le altre Asl emiliane non arrivano a un quinto di quella cifra. Situazione non dissimile a Forlì-Cesena, dove Federfarma a luglio ha scritto ai sindaci del comprensorio perché fermino l’Asl, che continua ad allargare la distribuzione diretta e aprire punti di dispensazione sul territorio. «In questo modo» recita la lettera del sindacato titolari «trasferisce risorse dalle farmacie territoriali, che offrono un''occupazione stabile e a tempo indeterminato al proprio personale, e le accentra in strutture di distribuzione che utilizzano invece personale precario. Le piccole farmacie urbane o le rurali, dove lavorano o il solo titolare o al massimo un collaboratore, sono già al limite della chiusura».