Politica e Sanità

15 Marzo 2012

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Il prezzo al consumo dei farmaci è diminuito a febbraio del 3,9%, mentre l’inflazione è salita di un punto percentuale dal 3,2% del mese prima. I dati sono certificati Istat e fanno subito discutere i rappresentanti delle imprese. Un risultato «incredibile», secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che mostra come i problemi della spesa sanitaria siano altrove e mette a nudo la necessità di reinvestire i risparmi ottenuti «là dove c’è più bisogno, nell’innovazione». Concorda il presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti, che però ricorda come «l’impulso alla diminuzione dei prezzi è sempre stato generato dalla sana concorrenza dei medicinali generici, che, questi sì, hanno certamente fatto la loro parte negli ultimi 10 anni» e sottolinea invece la necessità smetterla di «boicottare in maniera costante ogni tentativo di liberalizzare il mercato farmaceutico». Un botta e risposta che trova un punto di contatto nella lamentela contro il ripiano chiesto alle aziende: «Questi dati» continua Scaccabarozzi «non tengono conto dei meccanismi di pay back quando si sforano i tetti di spesa, altrimenti le cifre di cui parliamo sarebbero ancora più alte». E, considerando i farmaci rimborsabili, «la diminuzione è in realtà pari al 7,6%». «Solo qualche settimana fa» ricorda Foresti «le nostre aziende sono state chiamate a ripianare oltre il 17% del valore dello sfondamento della spesa territoriale 2010 a carico dell’industria, pur coprendo solo il 7% del mercato a valori e avendo generato risparmi medi annuali di oltre 300 milioni di euro».