Politica e Sanità
15 Novembre 2011Per la lotta al dolore cronico, che affligge 15 milioni di di italiani, esclusi i malati oncologici, si spende ogni anno 5 volte di più per gli antinfiammatori che per gli oppiacei deboli o forti: quasi 220 milioni di euro per i primi (tra FANS, 149 milioni, e Cox-2 o Coxib, 70 milioni), contro appena 45 milioni per i secondi. Il dato, relativo al 2006, arriva dall''OSMED (Osservatorio nazionale sull''impiego dei medicinali) ed stato evidenziato ieri a Milano dall''Associazione italiana Nopain per la cura della malattia dolore. Per il suo battesimo ufficiale, l''onlus fondata all''ospedale Niguarda del capoluogo lombardo e con sede anche a Pavia, ha organizzato un dibattito sulla sostenibilità e gli aspetti economici e sociali della cura del dolore. In Europa "siamo il penultimo Paese per uso di oppiacei - ricordano gli esperti - e tra i primi per consumo di antinfiammatori". Un bilancio in cui, assicura Paolo Notaro, presidente di Nopain e responsabile della Struttura di terapia del dolore di Niguarda, "contrariamente a quanto spesso si dice i ''tabù'' di natura religiosa non c''entrano assolutamente". Le resistenze sono di altra natura, riflettono gli specialisti, e abbatterle diffondendo un''adeguata consapevolezza del problema nella società e le Istituzioni è la missione principale di Nopain. In Italia, del resto, il trattamento del dolore cronico rappresenta una piccolissima fetta del mercato farmaceutico totale. E nel dettaglio, gli antinfiammatori pesano per il 2,2% del totale, gli oppioidi deboli per lo 0,27% e quelli forti per lo 0,22%. Grafici alla mano, la terapia del dolore in Italia si effettua per il 90% circacon gli antinfiammatori, contro una media europea intorno al 70%.
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