Politica e Sanità
18 Aprile 2012Quando ha scritto l’articolo 11, la volontà del legislatore era chiaramente quella di semplificare. Questa volontà traspare in modo talmente evidente da rendere difficile sostenere, come qualcuno ancora fa, che la Pianta organica non sia stata cancellata. Così risponde Claudio De Giuli, consulente del ministero della Salute, alle obiezioni degli avvocati che da settimane fanno le pulci al decreto liberalizzazioni. L’occasione per un confronto tra il funzionario del dicastero - collaboratore di primo piano di Balduzzi in molti provvedimenti che hanno investito le farmacie - ed esperti di diritto, lo ha offerto ieri il convegno organizzato a Roma dall’Utifar per fare il punto sui passaggi più ambigui dell’articolo 11. Una sorta di “duello” tra gentlemen in cui, a sorpresa, Degiuli ha dato ragione a chi accusa il decreto di incoerenze e illogicità. «Questo testo» ha detto «è un compromesso pattuito dalle forze che reggono questo governo, un rincorrersi di punti di equilibrio che ha fatto spuntare molte criticità in effetti inesistenti nella proposta originaria dell’esecutivo». Al di là di pecche e ambiguità, in ogni caso, alcuni punti fermi possono essere messi. A partire dalla pianta organica, che il comma 1 cancella in modo innegabile. «Questo passaggio è stato fortemente voluto da una delle forze che costituiscono la maggioranza» ha detto Degiuli «credo che per le farmacie sia oggi più opportuno non ripetere che la pianta organica esiste ancora, ma collaborare attivamente per capire quale ordine dare al sistema visto che la pianta non c’è più». Considerazioni meno categoriche, invece, sulla liberalizzazione degli orari e sui dubbi espressi dagli avvocati a proposito di notturno, turni di riposo e ferie. «Il comma» ha detto Degiuli «dà alle farmacie la possibilità di aprire liberamente. La nostra speranza è che i titolari nel tempo si autoregolamentino». Idem per il contestato (dai farmacisti) comma 17, quello sui 65 anni. «Abbiamo definito in sede interpretativa una gradualità applicativa che dà un po’ di tempo ai titolari di adeguarsi, vorremmo che poi fossero gli ordini a fare pressione sui farmacisti che non lo fanno».
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