Politica e Sanità

25 Luglio 2012

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Siete riusciti a riformare pensioni e lavoro dipendente, incidendo sulle sorti di milioni di cittadini, come è possibile che 18.000 titolari di farmacia (al secondo posto per denunce dei redditi dopo i notai) ostacolino un processo di liberalizzazione? Inizia così il fax di protesta, a firma del presidente della federazione nazionale farmacia non convenzionata, Giuseppe Scioscia, che le parafarmacie stanno inviando al governo e ai ministri dello Sviluppo e della Salute, Corrado Passera e Renato Balduzzi. «Il tentativo di Federfarma di tirare per la giacca il governo con la serrata di giovedì, in protesta ai tagli della spending review, ci crea indignazione e rabbia dal momento che la categoria e già uscita indenne dal decreto Salva Italia, con buona pace delle oltre 4mila parafarmacie». Si tratta quindi di «un ricatto di una gravità sbalorditiva di fronte al quale il governo cede immolando gli interessi di migliaia di farmacisti laureati che lavorano in parafarmacia, negando così loro la possibilità, a parità di titoli, di vendere liberamente tutti i farmaci. Noi esistiamo, non potete ignorarci. Ascoltare le nostre proposte così come le richieste di aiuto è un vostro dovere». Alla protesta si aggiunge l’Anpi che in una nota ricorda che «oggi Balduzzi incontrerà le sigle rappresentative della filiera della distribuzione del farmaco con la sola eccezione delle parafarmacie. Una dimenticanza? No, solo l’incapacità di saper guardare oltre il dito. Crediamo che ridefinire esclusivamente i termini della remunerazione delle farmacie sia un grosso errore se contestualmente non si ridisegna il sistema distributivo del farmaco nel suo complesso, compreso il ruolo che debbono assumere le parafarmacie».