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Politica e Sanità

15 Ottobre 2012

Sifo, innovativi: rischi se fuori dall’ospedale. Si apra tavolo di confronto


Non può essere la distribuzione nelle farmacie territoriali di medicinali costosi a carico del Ssn a combattere lo spreco di risorse pubbliche e a contrastare la crescita della spesa farmaceutica.
La risposta dei farmacisti ospedalieri all’idea di Federfama di portare gli innovativi in farmacia arriva dal 33° Congresso della Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo) chiusosi ieri a Bari.
«Intanto, vorremmo anche noi un filo diretto con i colleghi per discutere della questione» sottolinea Laura Fabrizio (foto), presidente Sifo. «La preoccupazione riguarda la gestione di alcuni innovativi che richiedono un’attenta dispensazione  e accurato monitoraggio nonché capacità di misurare l’aderenza alle terapie dei pazienti». 
Così Piera Polidori, direttore scientifico Sifo: «È pretestuoso pensare che la distribuzione attraverso le farmacie private ridurrebbe i costi. Questi medicinali, infatti, nelle Asl sono acquistati a un prezzo scontato rispetto al prezzo pubblico stabilito dall’Aifa, la loro gestione è attentamente tracciata e monitorata e l’erogazione ai pazienti non implica costi aggiuntivi perché non c’è nessun margine di guadagno, come richiesto, invece, dagli esercizi privati. Le terapie farmacologiche innovative, inoltre, necessitano di un monitoraggio intensivo sia del farmaco sia del paziente che può avvenire solo in ambiente ospedaliero.Noi siamo più a stretto contatto con i clinici rispetto a chi opera negli esercizi privati, per cui  disponiamo di più informazioni sul paziente e collaboriamo con il medico per facilitare l’aderenza alle terapie. Il farmacista ospedaliero svolge una funzione di ponte tra il medico ospedaliero e il paziente, suggerendo allo specialista la terapia più adatta dal punto di vista della formulazione per facilitare la compliance del paziente. Inoltra, rapportandosi con i farmacisti delle aziende sanitarie provinciali territoriali contribuisce alla continuità di cura ospedale-territorio, condividendo i piani terapeutici al momento della dispensazione ospedaliera dei farmaci»”.
Conclude con una proposta Laura Fabrizio: «È auspicabile si possa aprire un tavolo di discussione comune per trovare le soluzioni migliori e più utili per tutti».

Nicola Miglino

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