Politica e Sanità
30 Ottobre 2012I farmaci oncologici innovativi «devono essere subito disponibili in tutta Italia. Oggi non è così» lo ha dichiarato Stefano Cascinu presidente dell’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), domenica a Roma nel corso del congresso nazionale dell’Associazione, «dall''autorizzazione europea di un farmaco alla delibera che ne permette l''immissione in commercio in Italia trascorrono in media 12-15 mesi. E ulteriori ritardi sono determinati dai tempi di latenza per la messa a disposizione a livello regionale, e in alcune Regioni i ritardi dovuti all''ulteriore approvazione di questi trattamenti nei Prontuari Terapeutici Regionali rischiano di compromettere la qualità delle cure. Ma i pazienti non possono più aspettare». Da qui la richiesta dell''Aiom: «sia subito applicato senza modifiche il decreto Balduzzi, che stabilisce l''immediata disponibilità dei trattamenti innovativi in tutte le Regioni dopo il giudizio positivo dell''Aifa». Una richiesta sostenuta anche da Ignazio Marino, senatore del partito Democratico e presidente della Commissione d''inchiesta sul Servizio sanitario nazionale: «È vero che da una regione all''altra possono esserci differenze significative nella disponibilità di nuovi farmaci» ha detto Marino «e questo è quanto mai grave nella cura del cancro, in cui la lotta contro il tempo è fondamentale. Queste disparità, determinate dal luogo in cui si vive e da lungaggini burocratiche legate all''esistenza dei prontuari terapeutici regionali, contrastano con il diritto alla salute e alla cura stabilito dall''articolo 32 della nostra Costituzione e devono essere superate». L''Aiom chiede alle istituzioni che venga immediatamente istituito un tavolo di lavoro con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti. L''obiettivo, spiega Cascinu, «è monitorare l''effettiva applicazione del decreto Balduzzi e definire il budget annuale dell''oncologia nel nostro Paese. In Italia i farmaci oncologici rappresentano il 25% della spesa ospedaliera per i medicinali, ma incidono solo sul 4% dell''intera nosocomiale. Non solo. Le uscite per i farmaci oncologici sono rimaste sostanzialmente stabili negli ultimi anni, passando da 1,390 miliardi di euro nel 2008 a 1,530 nel 2011. È quindi necessario agire sulle zone grigie della inappropriatezza: basti pensare che vi sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro». Le esigenze di contenimento della spesa, avverte, «non possono danneggiare i pazienti. Oggi si stanno affacciando nuove armi efficaci contro il cancro e non possiamo privare i malati di queste opportunità terapeutiche».
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