Politica e Sanità
01 Febbraio 2013Non accenna a placarsi la polemica, innescata ieri da Farmacista33, su quale sia la modalità distributiva che garantisce più risparmi al sistema. Se ieri, infatti, Laura Fabrizio, presidente di Sifo, parlava di «polemiche pretestuose» da parte dei farmacisti territoriali e di come «la distribuzione diretta» sia «un sistema efficiente, attento alle esigenze del paziente e a quelle del Servizio sanitario nazionale», il presidente di Federfarma Annarosa Racca, in una nota ha ribadito come «la distribuzione di farmaci tramite le farmacie è più agevole per il malato e la sua famiglia e meno costosa per il Ssn di quella effettuata tramite le strutture pubbliche. La realtà» continua Racca «è che sull’argomento si sta finalmente facendo chiarezza man mano che politici e amministratori locali possano esaminare i primi dati, resi disponibili dalle Asl, relativi ai costi della distribuzione diretta attuata negli ospedali e in altre strutture pubbliche, e confrontarli con il costo della distribuzione in farmacia». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi che auspica che «le Asl mettano a disposizione i costi effettivi che non riusciamo mai ad avere. Come del resto» aggiunge «non sappiamo quanti siano i pazienti che si rivolgono alle Asl» In più c’è l’aspetto legato ai prezzi se, infatti la Sifo parla di acquisti di farmaci«con uno sconto di circa il 50%, cioè a un prezzo molto inferiore rispetto alle farmacie aperte al pubblico», il presidente di Assofarm sottolinea come quella del «doppio costo, sia un’anomalia tutta italiana» e comunque al di là di questo «gap, la diretta costa di più». «La riduzione del 50%» aggiunge il presidente di Federfarma Marche Pasquale D’Avella «non dipende da abilità commerciali ma da questioni legislative e comunque oltre allo studio di Assofarm ne esistono di precedenti dai quali emergono chiaramente i costi superiori». «Ritengo» conclude Racca «che la distribuzione tramite le farmacie si riveli un vantaggio anche per la Asl stessa che, non più impegnata nella distribuzione del farmaco, può concentrare le proprie risorse su attività di assistenza e vigilanza, a tutto beneficio dei malati».
Marco Malagutti
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