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Politica e Sanità

28 Maggio 2013

Gb, carenza farmaci: distributori chiedono dati


I farmacisti devono raccogliere prove solide in merito ai farmaci che scarseggiano, se vogliono porre fine al problema dell’esaurimento delle scorte. A dirlo è la British association of pharmaceutical wholesalers (Bapw), associazione dei distributori farmaceutici inglesi, intervenendo nel dibattito sulla carenza dei farmaci, problema non solo italiano, ma che interessa anche le farmacie anglosassoni. Un’indagine condotta nel 2012 da una rivista specializzata ha evidenziato la dimensione della carenza è in aumento e in media un farmacista spende almeno due giorni lavorativi al mese a caccia di farmaci esauriti. Sul tema sono intervenute diverse figure, in occasione della Sigma conference svoltasi a Windsor nei giorni scorsi. Secondo Martin Sawer, direttore della Bapw e membro di un gruppo governativo che si occupa della catena di fornitura di farmaci, è giunto il momento che i farmacisti sollevino la questione perorando la causa e raccogliendo i dati su quali e suggerisce di creare anche un po’ di rumore dal momento che nemmeno dal ministero è arrivata una risposta al problema. Da parte della Independent pharmacy federation (Ipf) è arrivata anche una denuncia del fatto che i supermercati sono in grado di procurarsi alcuni farmaci quando, invece, le farmacie indipendenti non riescono a farlo, ma su questo la Bapw ha detto di non averne prova. Non sono mancate le proposte su come procedere alla raccolta dati ed è stata avanzata un’auto-candidatura della Ipf a raccogliere i dati dai farmacisti e passarli alla Bapw. Dal canto suo l’associazione dei distributori ha creato un gruppo di lavoro per facilitare la comunicazione tra i suoi membri e i farmacisti sulle forniture e riporterà quanto accade al gruppo governativo che si occupa della catena di fornitura di farmaci. Consenso alle iniziative è arrivato anche da parte del Pharmaceutical services negotiating committee, al corrente dei problemi delle farmacie inglesi, che dal canto suo chiede al governo di prendere iniziativa: «Per quanto tempo continueremo a raccogliere i dati? I dati esistono già da qualche tempo, in realtà ora si tratta agire».

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