Politica e Sanità

06 Giugno 2013

---

«Aprire una farmacia? Al momento non è un grande affare». Lo sottolinea Franco Falorni, commercialista e docente di economia d’impresa alla facoltà di Farmacia di Pisa, stanco di sentire attribuire al farmacista una ricchezza che non gli appartiene. Il riferimento è alle cifre emerse dagli studi di settore secondo le quali tra i professionisti i farmacisti avrebbero un reddito top con 103.400 euro di media. «Il dato» precisa l’esperto «è riferito al reddito d’impresa ma mediamente le farmacie sono gestite con imprese familiari o società di persone e quindi il reddito va diviso». Ma non finisce qui. «La cifra degli studi di settore è al lordo delle tasse e del compenso del titolare, ed ecco che con pochi passaggi la cifra iniziale di 103.400 euro si è fortemente ridimensionata. Basta, perciò, sottolineare il reddito del farmacista» ribadisce Falorni, sottolineando come nel caso delle farmacie gli studi di settore siano particolarmente affidabili «visto che si riferiscono a un campione corrispondente al 90% del totale». Il commercialista toscano evidenzia anche la grande difficoltà delle farmacie comunali «sulle quali, però, mancano analisi sulla redditività». Infine una risposta al rappresentante delle parafarmacie Giuseppe Scioscia che ha parlato di «rendite di posizione inaccettabili». «Sarebbe meglio» dice Falorni «non farsi coinvolgere nella demagogia politica, economica e sociale. Riflettere su numeri errati può determinare interpretazioni devianti». In conclusione un invito alla cautela «non bisogna illudersi che aprire un’attività sia fonte di un reddito così rilevante. Il rischio è solo quello di impoverire il sistema e la redditività pro-capite» conclude.

Marco Malagutti