Politica e Sanità

19 Giugno 2013

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In cinque anni 500 farmacie hanno chiuso i battenti in Francia «un fenomeno tanto più inquietante dal momento che sembra aver subito un’accelerazione» ha confessato Alain Delgutte, présidente della sezione A, quella dei titolari, dell’Ordine dei farmacisti francese «dalle 50 chiusure del 2008 il ritmo è cresciuto a più di 100 esercizi nel 2010». Secondo i dati demografici, che fotografano la professione, le regioni più colpite sono l’Alta Normandia (+5%) e l’Ile-de-France (+ 4 %), mentre Alsazia e regione Paca, al contrario, sono relativamente risparmiate. Per quanto riguarda le circostanze responsabili di questo trend nella totalità dei casi si è trattato di esercizi sovranumerari rispetto alla quota demografica: il 29% si trovava in comuni con meno di 2.500 abitanti e il 51% in città con più di 10.000 abitanti. In aggiunta a provocare l’abbassamento definitivo delle serrande avrebbe contribuito anche l’allontanamento dei medici prescrittori, nel quadro di istituzione delle case della salute, il cotesto economico generale, quello particolare della farmacia, e le ristrutturazioni urbane. Una situazione molto simile si sta verificando anche nel regno Unito, come emerge dai dati dell’indagine del Centre for retail research. La previsione è che nei prossimi 5 anni chiudano altri 60mila negozi, sia piccoli esercizi che punti vendita di grandi catene. A fagocitare gli esercizi aperti al pubblico non sarebbe più il confronto tra grande e piccola distribuzione, a favore della prima, bensì i vantaggi economici offerti dal web. In tempi di crisi, insomma, le persone trovano più conveniente, pratico e veloce, acquistare online, a discapito anche del rapporto con il farmacista: secondo le stime a chiudere sarà una farmacia su 3. E già gli esperti british s’interrogano su quali attività e/o servizi inserire nei locali rimasti vuoti.