Politica e Sanità
13 Settembre 2013«Il vento sta cambiando. La bolla speculativa è finalmente scoppiata e tutti gli attori del settore hanno preso coscienza del vero valore delle farmacie. Così il mercato sta lentamente e faticosamente riprendendo quota». La ventata di ottimismo per il settore arriva da Franco Falorni, commercialista e docente di economia d’impresa alla facoltà di Farmacia di Pisa. I tentativi di cessione della farmacie, in particolare di quelle comunali, sono sempre più frequenti. «I comuni» spiega Falorni «non hanno capito l’utilità pubblica della farmacia e in una fase in cui le entrate diminuiscono cercano di trovare risorse in questo modo. Le possibilità teoriche sono due: o la cessione di titolarità o la costituzione di società di gestione che viene ceduta a terzi. In questo periodo, però» spiega l’esperto «si fa spesso ricorso alla cessione di titolarità». Esiste un rischio di svalutazione della farmacia? «Sono tante le variabili da considerare per valutare una farmacia. Non solo la sua redditività ma anche altre fattispecie come la sua ubicazione, la sua anzianità e i servizi che fornisce. In più, bisogna considerare la modalità di cessione, ossia se cedo una quota o se cedo l’avviamento. Oggi, in termini generali, possiamo dire che "fatto uno" il fatturato medio di una farmacia, il suo valore oscilla tra 0,8 e 1,2. Non c’è svalutazione, però» sottolinea Falorni «perché finalmente è scoppiata la “bolla” e il valore è quello effettivo. Un circolo virtuoso che faticosamente si sta rimettendo in moto e che vede anche le banche più disponibili a fornire finanziamenti». Ma che cosa ha determinato la bolla? «La bolla si è creata per mancanza di visione e mancata percezione del problema». Ora o almeno questa è la speranza il trend sta cambiando.
Marco Malagutti
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