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Politica e Sanità

02 Ottobre 2013

Scioscia (Fnpi) su redditività fascia C: fissiamo limiti territoriali


«Dalla liberalizzazione della fascia C ci sarebbe il 30% in meno dei redditi derivanti dai medicinali con ricetta? Magari, perché questo significherebbe che i cittadini acquistano tali farmaci solo in parafarmacia». Risponde così Giuseppe Scioscia, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, a Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, commercialisti dello studio Guandalini, che hanno calcolato il peso reale della fascia C sulla marginalità delle farmacie (Farmacista33 1 ottobre).

Non le tornano i conti?
Proprio no, è una stima esagerata che parte da un vizio di fondo: il presupposto che la fascia C si sposterebbe tutta nelle parafarmacie. Francamente non ci credo. Basta guardare al volume d’affari di Sop e Otc: le proporzioni sono 90% in farmacia e 10% in parafarmacia. Proprio recentemente è uscita un’indagine Nielsen che mostra come la maggior parte degli italiani continua ad acquistare in farmacia farmaco e parafarmaco. E spesso un paziente ha la ricetta rossa e quella bianca: è chiaro che acquisti tutto direttamente in farmacia.

Faccia finta di essere d’accordo con i dati. Che cosa risponde?
Che ci sono molti farmacisti che hanno investito la liquidazione in una parafarmacia e la fascia C rappresenta per loro un pochino di ossigeno. E poi che la libertà di un professionista di esercitare la propria professione non può essere negata. Pensiamo ai laboratori di analisi chimiche, gangli altrettanto importanti del servizio sanitario. Qualsiasi medico può aprirne uno e, con determinate caratteristiche, richiedere la convenzione. Perché solo per il farmaco si intravede un pericolo da questo sistema?

Già, perché secondo lei?
La legge è stata fatta quando le infrastrutture non permettevano la mobilità di oggi e molti prodotti venivano fatti in farmacia. Adesso in qualsiasi punto d’Italia è possibile reperire un farmaco in una mezza giornata.

Rimane il problema messo in luce dallo studio delle farmacie di paese, più a rischio di tenuta economica.
Nella proposta che abbiamo avanzato recentemente abbiamo detto che, con la liberalizzazione della fascia C, si potrebbe prevedere un blocco delle aperture di parafarmacie in comuni in cui ci sia una farmacia rurale sussidiata. Ci rendiamo conto che si tratta di presidi di frontiera. Ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio: molte rurali fanno riferimento a paesi popolosi e non hanno le stesse problematiche delle sussidiate. Visto che una liberalizzazione totale fa paura, quello che abbiamo proposto recentemente è di fissare una serie di limiti territoriali: tra questi, limiti – per esempio di 500 metri - fra farmacia e parafarmacia e fra una parafarmacia e l’altra.

Francesca Giani

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