Politica e Sanità
23 Ottobre 2013Rispondere alla «sfida» del nuovo Patto della salute insieme alle Regioni che devono anche «applicare presto, prestissimo i costi standard» che «non hanno niente a che fare con i tagli». Lo sottolinea il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in audizione in commissione Sanità del Senato, annunciando che «il Patto deve chiudere prima di Natale, perché a fronte di una richiesta di responsabilizzazione così alta di non toccare con nuovi tagli questo comparto, ora dobbiamo tutti insieme mettere in campo una nuova programmazione sanitaria, da Milano a Reggio Calabria, per i prossimi anni che sia in grado di superare i limiti del servizio sanitario, e i limiti del Titolo V, che si sono accumulati in questi anni». Il ministro ha anche ribadito che il sistema non avrebbe potuto «reggere altri tagli» dopo i «22 miliardi» in meno degli ultimi anni.
Un risultato, quello di avere evitato tagli con la legge di stabilità, ottenuto anche grazie al lavoro delle commissioni parlamentari che stanno portando avanti indagini conoscitive «che hanno aumentato la sensibilizzazione sul tema della sostenibilità del sistema». Nel corso dell’audizione il ministro si è soffermato anche sulla spesa per i farmaci: «Sappiamo che in futuro avremo farmaci e cure sempre più performanti» ha detto «e in questa ottica ci sarà una trasformazione della spesa farmaceutica. Sarà sempre più sostanziosa per alcune patologie e assorbirà grande parte della spesa sanitaria». Ha poi sottolineato che si tratta di «un tema delicato che sicuramente non si risolverà quest''anno né il prossimo». E ha aggiunto: «Se dobbiamo ragionare sulla sostenibilità del sistema non possiamo ignorarlo» vale a dire iniziare a fare ipotesi per intervenire. Negli ultimi anni, ha ricordato, «abbiamo ridotto progressivamente la spesa farmaceutica territoriale, c''è uno splafonamento di quella ospedaliera su cui bisogna agire. Ma l''obiettivo del Ssn italiano» resta «l''accesso gratuito e universale alle cure, che nel nostro Paese sono per tutti mentre in altre parti del mondo no. È una conquista che dobbiamo mantenere recuperando risorse».
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