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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

Atenei bacino di risorse umane


Le aziende italiane prendono poco in considerazione l''università nel momento della scelta dei propri ricercatori e nei due terzi dei casi, i giovani impegnati in un dottorato restano negli atenei. L''analisi è stata fatta dal Consiglio universitario italiano (CUN) impegnato nel convegno sul tema “Università e sistema Paese: per un governo partecipato dello sviluppo”. Secondo i docenti non è tanto l''università che non prepara al mondo del lavoro, ma quest''ultimo che non presta la dovuta attenzione a chi esce dagli atenei, o a chi tra quelle mura perfeziona la propria preparazione. "Perch� - spiega Andrea Lenzi presidente del CUN - il mercato non viene a cercare nelle università, tra i ricercatori, i propri dipendenti? Eppure si tratta di persone ad alta specializzazione. Sembra quasi che le aziende italiane non vedano di buon occhio i dottorandi di ricerca. E questo si traduce in un sistema Paese che non recepisce n� la cultura n� la qualità". Questo stato di cose, secondo il CUN, contribuisce anche al poco fascino che in Italia ha la professione del ricercatore e alla fuga di cervelli. Tra le soluzioni suggerite dal l''ipotesi della figura del dottore di ricerca in pre-ruolo. "Oggi - ricorda Paolo Rossi, consigliere del CUN - in media i ricercatori italiani vengono assorbiti nelle università a 36 anni. Noi non vogliamo cambiamenti affrettati nel breve periodo, o immissioni incontrollate che portano a una cattiva qualità del personale universitario. Ma non vogliamo neppure che i dottori di ricerca vengano parcheggiati per almeno 8 anni in ruoli e funzioni precarie. Da qui l''idea di modelli di preassorbimento di personale qualificato con la figura del ricercatore pre-ruolo". Per Rossi, questa posizione contrattuale consentirebbe anche di lavorare meglio e con maggiore autonomia. "La mancanza di certezze per queste persone è ben più grave che le certezze negative. Ecco perch� serve il governo del sistema universitario", conclude.

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