Politica e Sanità
07 Novembre 2013Spendiamo poco per la sanità nel nostro Paese: all’VIII Forum Meridiano sanità, che si è svolto a Roma, Valerio De Molli, partner di The European House Ambrosetti, che ha organizzato l’evento, ha raccontato che nel 2012 la spesa in Italia è stata pari al 7,1% del Pil, tra il 2008 e il 2011 è calata dello 0,4% all’anno e quella pro capite è più bassa del 25% rispetto a quella media dei Big Ue.
Il sistema sanitario italiano però non può reggere in prospettiva, le dinamiche demografiche e l’evoluzione del quadro epidemiologico richiedono investimenti in tecnologia e strutture e interventi di riqualificazione della spesa. Federico Spandonaro, docente di economia sanitaria all’università Tor Vergata di Roma in realtà ha spiegato che non sarà tanto l’invecchiamento della popolazione a incrementare la spesa ma inciderà di più l’epidemia da benessere: i dati sull’obesità infantile, per esempio, ci relegano oggi tra i Paesi meno virtuosi, insieme alla Grecia e agli Stati Uniti.
E la bistrattata spesa farmaceutica?
«C’è la necessità di ridefinirne la governance, per evitare le distorsioni che comprimono il mercato interno, penalizzano l’industria e i cittadini, con disomogeneità nell’accesso alle terapie e ritardi rispetto agli altri Paesi Ue. È poi necessario un fondo specifico per la farmaceutica derivante da policy condivise tra ministero della salute, sviluppo economico, economia e università e ricerca, per far convergere obiettivi di salute, innovazione e ricerca, competitività, crescita industriale e sostenibilità economica», ha spiegato De Molli.
Ci deve poi essere rispetto da parte di Aifa delle tempistiche previste per l’immissione in commercio di farmaci e devono essere eliminati i passaggi di valutazione a livello regionale e locale per l’immissione nei prontuari terapeutici. Il ministro Beatrice Lorenzin ha sottolineato che la necessità di centralizzare alcune decisioni in sanità è urgente più che mai e ha parlato di una «manutenzione delle norme del Titolo quinto».
«Il Patto della Salute non è il libro dei sogni», ha risposto il ministro, «è un’attività programmatoria condivisa tra Stato e Regioni. Contiene un’applicazione sistemica di tutta una serie di best practices sperimentate. I costi standard, per esempio, vanno applicati. E le centrali di acquisto a livello regionale garantiscono risorse che si possono reinvestire nel Ssn». E i farmacisti? Non pervenuti al forum, né tra i relatori né tra il pubblico in sala, ma in compenso era presente un dirigente di Poste italiane. La categoria è stata citata un’unica volta, nel corso dell’intensa giornata di lavoro: «C’è tutto un mondo che si oppone ai processi di razionalizzazione della spesa», ha spiegato il governatore dell’Abruzzo Giovanni Chiodi, «con le gare d’acquisto accorpate e non più per singola Asl abbiamo ottenuto ingenti risparmi ma abbiamo dovuto lottare molto con le farmacie degli ospedali». Saranno loro la vera lobby?
Laura Benfenati
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