Politica e Sanità
07 Novembre 2013Con un investimento complessivo di 67.4 milioni di euro, la Calabria si avvia all’istituzione della Case della Salute: strutture polivalenti in grado di erogare cure primarie, garantire continuità assistenziale e di prevenzione, inserendo in un’unica sede prestazioni sanitarie e sociali. «Apparentemente è la soluzione ideale» dice in prima battuta il presidente Federfarma di Catanzaro, Vincenzo Defilippo «Invece che andare in ospedale o al pronto soccorso il cittadino va in queste strutture dove vengono curate tutte le patologie che non richiedono necessariamente il ricovero». Ma le ricadute sulle farmacie territoriali non saranno trascurabili: «Innanzitutto» dice Defilippo «va considerato che concentrare tutti i servizi in un unico punto rischia di lasciare scoperte dal servizio intere aree del territorio. Anche le farmacie rischiano di subire danni rilevanti da questa evoluzione, perché spesso il paziente, appena uscito dallo studio medico va in farmacia ad acquistare le medicine prescritte. Le farmacie più vicine alle Case della Salute sarebbero quindi notevolmente avvantaggiate, le altre perderebbero pazienti e risorse importanti e non potrebbero più fornire quei servizi particolarmente utili proprio per favorire il processo di deospedalizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale. Il rischio, in sostanza, è che il territorio, oggi servito capillarmente da medici e farmacie, subisca un processo di desertificazione». A oggi, riferisce Defilippo, non c''è stata alcuna consultazione dei farmacisti: «le farmacie sono pronte a collaborare nei processi di riorganizzazione dell’assistenza territoriale e possono erogare una serie di prestazioni di primo intervento», mentre le Case della Salute fornirebbero il livello di assistenza superiore, riducendo il ricorso al pronto soccorso e garantendo prestazioni più complesse. «Ognuno – conclude l’esponente di Federfarma - avrebbe un ruolo ben preciso e si creerebbe una rete assistenziale efficiente e capillare, senza togliere niente a nessuno e soprattutto mettendo veramente al centro del sistema il cittadino».
Renato Torlaschi
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