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Politica e Sanità

27 Novembre 2013

Caso fendimetrazina, Minghetti (Sifap): farmacisti probabilmente in buona fede


Si allunga la lista degli indagati nel procedimento per la morte di due persone avvenuta in seguito all'utilizzo di pillole contenenti fendimetrazina preparate in farmacia come galenici. I decessi risalgono rispettivamente al 2009 e al 2011 e le pillole a scopo dimagrante erano state allestite su prescrizione medica. Difficile tuttavia stabilire se al momento dei fatti fosse effettivamente permessa, oppure no, al farmacista la preparazione magistrale. Una situazione complessa che ha portato il pubblico ministero Francesco Dall'Olio a indagare, per possibile omissione di atti d'ufficio, il capitano dei carabinieri responsabile dei Nas fino allo scorso settembre, cinque funzionari del ministero della Salute impiegati nella Direzione generale dei dispositivi medici e dei servizi farmaceutici, due con il ruolo di direttori generali, e tre a capo dell'Ufficio VIII stupefacenti e un dirigente della Asl, responsabile della Vigilanza farmacie della AslA di Roma, oltre ai quattro farmacisti che hanno preparato le pillole. «Il procedimento è appena iniziato e noi non abbiamo letto gli atti» ci ha detto Paola Minghetti, presidente della Sifap (Società italiana farmacisti preparatori) e docente presso la facoltà di Farmacia dell'università degli Studi di Milano «tuttavia le decisioni del Pm mostrano che sta valutando possibili inadempienze da parte della pubblica amministrazione. Potrebbero essere state omesse direttive e controlli. In ogni caso questo orientamento porta a pensare che la norma non fosse chiara e che probabilmente i farmacisti agirono in buona fede, senza essere al corrente di un preciso divieto». In effetti ricostruire la storio della fendimetrazina, tra provvedimenti nazionali e interventi europei non è per nulla semplice «perché la molecola» ci spiega Minghetti «dal 2000 in poi è stata oggetto di numerosi provvedimenti legislativi, decreti, sospensioni, ricorsi vinti e successivi divieti». Un percorso non sempre uniforme che potrebbe aver indotto in errore i farmacisti al momento di allestire e poi spedire la ricetta medica. (E.L.)

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