Politica e Sanità
15 Dicembre 2013L’Italia ha raggiunto il record della quota di spesa pubblica più bassa in rapporto alla spesa farmaceutica convenzionata complessiva. Fatta cento la somma dei fatturati dei farmaci di fascia A, C e da banco, solo il 61% è pagato dal Ssn contro una media dell’80-85% degli altri paesi europei. Quasi un 40% delle medicine è pagato di tasca. Lo ha spiegato Franco Sassi senior health economist Ocse in audizione in Parlamento. Si è arrivati al punto che ci sono farmaci meno accessibili che nel resto del continente. Nel 2011 ogni italiano ha avuto accesso agli antidepressivi per un 25% in meno di un europeo medio, agli anticolesterolemici per un 20% meno e per gli antidiabetici a un 7% in meno (qui sono inclusi anche i farmaci ospedalieri). «La sanità è stata presa di mira a partire dagli anni ’90 con misure che hanno portato tra il 1992 e il 1995 un calo della spesa sanitaria pari a un punto percentuale di Pil, in buona parte sulla farmaceutica. Altri cali ci sono stati nel 2003, nel 2007 e negli ultimi 3 anni, mentre in altri paesi la spesa pubblica per le medicine cresceva fino a tassi del 3% annuo. Rispetto all’area Ocse si evidenziano vuoti nell’assistenza territoriale e long term care e anche relativamente a 3-4 categorie farmacologiche». Intanto però in Parlamento e nelle regioni si ripete che in Italia i farmaci generici, meno cari, hanno ampi margini di crescita, poiché ammontano appena al 20% del volume di medicinali dispensato contro le punte dell’80% di Gran Bretagna e paesi nordici, e si ventilano risparmi ingenti. «E’ una questione complessa – dice Sassi – per sapere se un paese risparmia grazie ai farmaci a brevetto scaduto non basta misurare la diffusione di questi ultimi, ma occorre conoscere i livelli medi dei prezzi per ogni principio attivo disponibile. Poiché tali livelli differiscono da un paese all’altro, chi è già riuscito a spuntare un prezzo basso con i produttori dell’originator non ha bisogno di rivolgersi al generico e la penetrazione dei farmaci equivalenti è statisticamente minore».
Mauro Miserendino
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