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Politica e Sanità

15 Dicembre 2013

Cittadinanzattiva: per cronici ritardi diagnosi e accesso a farmaci difficile


Per pazienti affetti da malattie croniche, ci sono in molti casi ritardi diagnostici, accesso ai farmaci difficoltoso in molte Regioni, costi assistenziali non coperti dal Servizio sanitario troppo elevati e soprattutto una relazione tra ospedale e territorio e tra medici di famiglia e specialisti che non sempre è presente, con conseguenze sulle complicanze delle patologie. Il quadro emerge dal XII Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità, “Permesso di cura”, presentato dal Coordinamento nazionale Associazioni malati cronici (Cnamc) di Cittadinanzattiva. Secondo il documento, ad aver ravvisato ritardi diagnostici è il 75% delle associazioni e il 60% considera inadeguata o del tutto carente la prevenzione secondaria che riguarda la diagnosi precoce, mentre il 53% non ritiene sufficiente la prevenzione primaria relativa a corretti stili di vita. Sull''assistenza farmaceutica le cose non vanno meglio: il 61% delle Associazioni dichiara di avere difficoltà di accesso in alcune regioni e per circa la metà ci sono tempi eccessivamente lunghi per l''autorizzazione all''immissione in commercio da parte dell''Aifa dei farmaci. Troppo alto, infine, il costo dei medicinali non rimborsati dal Ssn, per i quali si spende in media all''anno circa 650 euro: lo denuncia il 44% delle associazioni. In generale, per il 54% delle associazioni il carico assistenziale non garantito dal Servizio sanitario nazionale è troppo oneroso: si spendono in media più di 1.000 euro in un anno per visite ed esami a domicilio, 900 per parafarmaci, tra cui integratori e pomate, 737 per dispositivi medici, come cateteri e siringhe, 537 per protesi e ausili. E ancora, 1.585 euro all''anno per la cosiddetta prevenzione terziaria, come diete e attività fisica, 9.082 euro per la badante o 7.390 euro per la retta annuale in strutture residenziali. Ma a pesare è anche la mancanza del rapporto ospedale-territorio e tra medici di famiglia e specialisti: nel 59% dei casi le associazioni consultate riscontrano che il medico di famiglia si interfaccia con lo specialista solo occasionalmente. Fattori questi che, per il 69% delle associazioni, contribuiscono a un eccessivo ricorso al Pronto soccorso per problemi dovuti all''inadeguata gestione della patologia. «La riforma delle cure primarie» commenta questo dato Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato, «rappresenta un percorso ineludibile per erogare servizi sanitari territoriali capaci di rispondere meglio ai bisogni dei cittadini e l''atto di indirizzo sulle convenzioni della medicina generale, sui cui si sta lavorando, è un importante passo per farlo. Per questo, i cittadini non possono restarne fuori e devono giocare il giusto ruolo, attraverso le organizzazioni che li rappresentano». Dal rapporto emerge anche la distribuzione della cronicità: il 38,6% degli italiani ha una malattia cronica e il loro numero è in crescita dello 0,2% rispetto al 2011. Le patologie più diffuse sono l''artrite, che colpisce il 16,7% dei malati cronici, seguita dall''ipertensione (16,4%), allergie varie (10,6%), quindi l''asma o bronchite cronica (6,1%) e il diabete (5,5%). Secondo l''indagine la regione con maggior incidenza di diabetici è l''Abruzzo, con il 7,4% della popolazione, mentre in Liguria risiede il maggior numero di pazienti malati di ipertensione (18,7%), ma anche di artrosi e artrite (21%), malattie tipiche di una popolazione avanti con gli anni. La Sardegna si caratterizza per il maggior numero di malati di asma bronchiale (7,9%) e osteoporosi (10,3%), mentre la Lombardia conta il maggior numero di malati di cuore (14%).

Francesca Giani

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