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Politica e Sanità

21 Febbraio 2014

Ricetta digitale: farmacie umbre pronte, Bolzano ancora al palo


Sulla ricetta dematerializzata le farmacie dell’Umbria sono pronte a partire, mentre a Bolzano il processo è ancora indietro, anche se, con il cambio al vertice dell’assessorato, è stata data un’accelerata. «Dovremmo partire il primo aprile… se non è un pesce» scherza Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria. «Le farmacie sono pronte e nelle prossime settimane abbiamo organizzato cinque serate per informare i farmacisti su come gestire la ricetta dematerializzata. E anche sul fronte dell’aggiornamento dei software dovremmo stare nei tempi. Appena i medici saranno pronti, credo che la macchina partirà. A ogni modo, per quanto ci riguarda, intendiamo chiedere alla Regione un contributo a copertura delle spese e del lavoro aggiuntivo. Di soldi ce ne sono pochi, ma con l’amministrazione abbiamo un buon rapporto e si potrebbero anche trovare misure alternative per venire incontro ai titolari». Per quanto riguarda le criticità segnalate nel corso delle sperimentazioni nelle altre Regioni, «nell’ultimo incontro di mercoledì ci è stato detto che nel giro di due mesi dovrebbero essere risolte. Compreso anche il discorso della validità della ricetta su scala nazionale, che trova un ostacolo nelle differenze tra i sistemi regionali di riscossione dei ticket e dei codici esenzione». «Per una serie di motivi, nella nostra provincia siamo in ritardo e ancora non si sa quando dovremmo partire» spiega Luca Collareta, presidente di Federfarma Bolzano. «Mancano ancora gli allacciamenti, delle farmacie e dei medici, al Sap, la piattaforma provinciale su cui si basano anche altri servizi alla cittadinanza. È partita al momento soltanto una sperimentazione intraospedaliera. Noi abbiamo già dato la nostra disponibilità ma ancora non siamo stati contattati per la fase sperimentale. Credo comunque che con il cambio al vertice all’assessorato sia stata data un’accelerata al processo». Per quanto riguarda contributi alle spese, «so che i medici li hanno chiesti, ottenendo una risposta negativa e credo che questo sia uno dei motivi del rallentamento del processo».

Francesca Giani

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