Politica e Sanità

13 Maggio 2014

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È attesa per il 24 giugno la pronuncia della Corte costituzionale sulla questione della vendita dei medicinali di fascia C con ricetta medica al di fuori delle farmacie. Lo ha ricordato Annarosa Racca presidente di Federfarma, in occasione della presentazione di uno studio che fa il punto sugli pronunciamenti dei massimi organi giurisprudenziali europeo e nazionale, da cui è emerso, sottolinea Racca, che «sia la Corte Costituzionale sia la Corte di Giustizia europea hanno sempre confermato la validità del modello italiano di farmacia, basato sulla programmazione territoriale e sull’indipendenza professionale ed economica del farmacista titolare».
Secondo gli autori del lavoro, intitolato “Il ruolo sociale e sanitario della farmacia nelle sentenze della corte costituzionale e della corte di giustizia europea. Un sistema di regole a tutela della salute”, Massimo Luciani, ordinario di Diritto costituzionale all''Università di Roma La Sapienza, e Gian Michele Roberti, ordinario di Diritto dell''Unione Europea alla medesima Università, quando la giurisprudenza è stata chiamata a definire il punto di equilibrio «ha sempre, sistematicamente, affermato la prevalenza della tutela della salute rispetto alle istanze di liberalizzazione e deregolamentazione del mercato, confermando così la piena legittimità europea delle normative italiane». Gli autori hanno sottolineato in particolare, che «la Corte di Giustizia europea si è espressa ripetutamente proprio su normative adottate dal legislatore italiano e nel corso degli anni ha avuto modo di valutare i più rilevanti profili dell’attività di farmacia: dai requisiti di proprietà e gestione alla disciplina della vendita dei medicinali con obbligo di ricetta medica (“fascia C”), dalla pianta organica agli orari e turni». Volendo tracciare un bilancio di oltre un decennio, emerge un quadro giuridico consolidato e caratterizzato dal riconoscimento della tutela della salute come «valore primario dell’ordinamento comunitario» e del ruolo essenziale della farmacia «nel garantire elevati standard di tutela della salute». Ne emerge anche una visione del farmaco e dell’attività della farmacia «non assimilabili rispettivamente alle altre merci ed altre attività economiche, in quanto presentano delle specificità di cui è necessario tenere conto». In ambito europeo, sottolineano gli autori, per quanto riguarda il settore farmaceutico, «non regolamentato a livello comunitario, l’Unione riconosce agli Stati membri un margine di discrezionalità particolarmente ampio. Spetta agli Stati definire organizzazione e regime giuridico dell’attività della farmacia, tenendo conto del livello di tutela della salute che i singoli Paesi vogliono garantire ai cittadini».

Simona Zazzetta