Politica e Sanità
13 Maggio 2014Non solo nuove branche, dall’omeopatia alla fitoterapia, dalla gestione economica al marketing, ma soprattutto competenze sanitarie di base, che permettano al farmacista di assumere il ruolo di attore principale nella gestione di servizi professionali, come quelli infermieristici o fisioterapici, e maggiori conoscenze sull’innovazione. È questa l’evoluzione che dovrebbe avere la preparazione del farmacista e a cui si dovrebbe adattare la formazione pre e post laurea secondo quanto emerso dal convegno di Fenagifar “Farmacista 2.0: le nuove competenze dei giovani farmacisti” che si è tenuto a Cosmofarma. «A livello di società e di conseguenza di professione» spiega il neo presidente Pia Policicchio «è in atto un’evoluzione che porta il farmacista sempre più da dispensatore di farmaci a erogatore di servizi. In questa direzione è necessario acquisire un bagaglio culturale a 360°, con l’apertura a nuove branche e l’attenzione alle richieste del Ssn all’interno della farmacia dei servizi e del sistema rispetto al passaggio a una sanità più orientata al territorio. Pensiamo per esempio alla gestione dell’Adi o all’infermiere, psicologo, nutrizionista in farmacia: il farmacista deve porsi come un’interfaccia con solide basi culturali in modo da rendere più produttiva la sua presenza e rimanere l’attore principale, il punto di riferimento nell’erogazione del servizio. Si tratta quindi di sviluppare competenze sanitarie e di riuscire a ufficializzarle». Un passaggio che richiederebbe anche un aggiornamento dei curricula universitari: «Un’evoluzione della formazione pre e post laurea è indispensabile. Durante il convegno dall’università c’è stata una presa d’atto delle nuove necessità ed è emerso l’impegno a portare questo rinnovamento al tavolo, con la proposta di correttivi nell’immediato e di soluzioni più a lungo termine. Ma questa buona volontà è comunque da mettere in relazione con quelli che sono i tempi, più lunghi, del sistema universitario, in certi casi poco rapido nel mettersi al passo con le evoluzioni della società. Vedremo comunque nel corso dell’anno quali saranno le università più pronte ad accettare ed affrontare la sfida delle nuove competenze. Spesso infatti occorre considerare che formazione e professioni sono espressione del territorio, una risultante delle richieste e dei bisogni di cittadini, istituzioni, e così via». Poi c’è anche il capitolo innovazione: «Indispensabile approfondire le conoscenze del settore ma soprattutto riuscire a portare il settore ai farmacisti: non mi riferisco solo alle farmacie del territorio, anche negli ospedali capita che il processo dell’innovazione è in mano ai farmacisti solo nell’ultimo miglio. La presenza della professione sarebbe invece un elemento di tutela della salute pubblica».
Francesca Giani
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