Parafarmacie, Otc? Meglio dietro al banco per valorizzare il consiglio
Un modo per valorizzare gli Otc in parafarmacia è quello di portare il paziente a relazionarsi il più possibile con il farmacista e per questo spesso in molti presidi tali farmaci si trovano dietro al bancone, mentre prodotti come quelli erboristici possono ricevere una maggiore valorizzazione attraverso la disposizione all'interno del presidio nell'area del libero accesso. La riflessione è di Davide Gullotta, presidente Fnpi, ed è stata sollecitata da uno spunto arrivato dall'articolo pubblicato su Pharmaretail "Gli Otc più venduti? Non cercateli sullo scaffale" a firma di Marco Mariani, esperto di marketing, che all'indomani della pubblicazione da parte del ministero della Salute della classifica dei 50 farmaci Sop e Otc più venduti nel secondo trimestre del 2013 ne ha verificato in alcune farmacie la valorizzazione in termini di disposizione nel punto vendita e di politica di prezzi, rilevando, tra le altre cose, che spesso gli Otc non sono accessibili al cliente sullo scaffale ma si trovano dietro al banco, disposti per lo più in ordine alfabetico, senza una guida per l'utente che li riconduca ai disturbi e faccia scattare «lo stimolo all'acquisto», come per esempio una disposizione per stagionalità, e con poca attenzione ad aggiornare i prezzi anche in base al costo medio praticato nella zona di riferimento della farmacia. «La tematica è certamente di importanza per noi» spiega Gullotta «e sicuramente gli Otc in certi casi potrebbero essere valorizzati meglio, ma credo che per le parafarmacie occorra fare un discorso a parte. In linea di massima, per molte parafarmacie, sono altri i prodotti che vengono collocati preferibilmente sullo scaffale o anche nell'area del libero accesso, come per esempio i prodotti erboristici, mentre gli Otc vengono disposti più spesso dietro al bancone. Si tratta di una scelta ben precisa che anche come rappresentante delle parafamacie, a chi mi chiede consiglio, mi sento di promuovere. Credo che il miglior modo di valorizzare questi farmaci sia proprio attraverso il consiglio e il controllo del farmacista. La dispensazione di tali prodotti diventa infatti un atto professionale del farmacista, che si pone in maniera più attiva e proattiva. E questa considerazione è tanto più forte in relazione al fatto che in media il tempo che in parafarmacia si riesce a dedicare ai pazienti è più elevato». In generale, comunque, «credo che siano da evitare il più possibile situazioni di automaticità dell'acquisto, nella direzione di certe esperienze presenti per esempio in Usa, dove il paziente non ti dice perché sta acquistando un determinato prodotto, e penso che tutto sommato questa sia la mentalità prevalente tra i farmacisti italiani».
Francesca Giani
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