Veneto: dopo contributo a rurali, puntiamo a maggior riconoscimento per servizi
Il contributo di 300mila euro alle farmacie rurali è per noi solo un primo passo. Ora ci auguriamo che la sensibilità dimostrata verso le piccole farmacie sia mantenuta viva e in particolare, anche all'interno della farmacia dei servizi, di cui stiamo discutendo con la Regione, siano tenuti in considerazione le difficoltà e il ruolo delle piccole farmacie, prevedendo per loro un contributo economico maggiore. È questo l'invito che Alberto Fontanesi, presidente di Federfarma Veneto, rivolge alla parte politica, all'indomani dell'approvazione da parte della Giunta regionale dei criteri per la ripartizione ed erogazione dei contributi per il sostegno delle farmacie rurali, pari a 300 mila euro complessivi, inseriti nel bilancio 2014. «L'atto della Giunta» spiega Fontanesi «è una conferma di quanto era già stato deciso dal Consiglio. In sostanza si prevede che gli importi del contributo per singola farmacia saranno calcolati in maniera inversamente proporzionale alla percentuale di incidenza del singolo fatturato rispetto alla sommatoria dei fatturati di tutte le farmacie rurali sostenute. Siamo molto soddisfatti di quanto ottenuto, ma vorrei ribadire che per noi si tratta solo di un primo passo. Il nostro auspicio è che questa sensibilità dimostrata nei confronti delle farmacie che operano in aree più disagiate venga mantenuta». Al momento «stiamo discutendo con la Regione della farmacia dei servizi e siamo a buon punto. La proposta che abbiamo fatto è quella di prevedere uno spread nel riconoscimento economico alle piccole farmacie rispetto alle altre, in modo da offrire un ulteriore sostegno a questi presidi che sono sempre più in difficoltà, per la crisi ma anche per il progressivo spopolamento, e un riconoscimento del loro ruolo fondamentale per la cittadinanza. Ora speriamo che dalla Regione ci sia ancora una volta l'apertura dimostrata finora». In generale, continua, «il nostro sforzo va nella direzione di innescare un processo di revisione della politica che tende a privilegiare i grossi centri abitati e le aree più servite di offerta commerciale, che porta alla chiusura dei presidi dove ce n'è effettivo bisogno».
Francesca Giani
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