Medicine alternative, accusate di non essere basate su evidenze. Replica: posizione antiscientifica
Il mondo delle medicine complementari e alternative (Cam) insorge contro un articolo, apparso sull'European Journal of Internal Medicine, secondo cui esse «non possono definirsi basate sulle evidenze, come invece avviene per la medicina ufficiale». Per i due autori, Maurizio Pandolfi, ex-docente di Oftalmologia all'università di Lund (Svezia), e Giulia Carreras dell'Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo) di Firenze, il problema non sta negli studi clinici, spesso ben condotti, ma nell'elaborazione dei risultati. Infatti, i metodi statistici impiegati nella moderna clinica non sarebbero adatti a valutare le ipotesi di efficacia delle Cam, in quanto si discostano da principi scientifici riconosciuti: «per esempio l'omeopatia infrange le leggi della chimica e l'agopuntura presuppone un'improbabile energia vitale» affermano. A causa di «una relazione inversa tra credibilità scientifica dell'ipotesi in esame e probabilità di ottenere valori-P realmente significativi» consegue che la significatività statistica fin qui riportata in letteratura a riprova dell'efficacia delle Cam «è indebitamente amplificata e quindi inattendibile». Insomma: «la soluzione più facile per spiegare l'eventuale successo terapeutico delle Cam è quella dell'effetto placebo». «La presa di posizione dei due colleghi è quanto di più antiscientifico si possa immaginare» replica Paolo Roberti di Sarsina, dell'Osservatorio metodi per la salute dell'università di Milano - Bicocca. «Ormai sono numerosi gli studi scientifici pubblicati su PubMed che confermano la superiorità delle medicine non convenzionali (Mnc) rispetto al placebo: forse che i comitati editoriali e i revisori indipendenti delle più importanti riviste sono anch'essi "poco scientifici"? L'Oms poi ha emanato il nuovo piano strategico mondiale pluriennale per la valorizzazione delle Cam/Mnc. Ma soprattutto» conclude Roberti di Sarsina «mi chiedo come sia possibile sovvertire le leggi stesse della scienza e dichiarare a priori un proprio pregiudizio attribuendo in modo autoreferenziale un handicap a una materia di indagine scientifica, sostenendo che uno studio è sì fatto bene ma non vale nulla per il solo fatto che si occupa di Mnc/Cam: questa non è affatto scienza». «Serve fare il punto» dichiara Leonello Milani, vicepresidente dell'Associazione italiana di omotossicologia (Aiot). «Per questo proponiamo un confronto pubblico su una materia importante che tocca la libertà di scelta terapeutica di medici e pazienti».
A.Z.
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