Politica e Sanità
25 Luglio 2014Scendere sul territorio per incontrare la base nelle diverse realtà provinciali e favorire il dialogo e la rappresentatività. È questo uno dei punti per il prossimo triennio che Eugenio Leopardi, presidente riconfermato Utifar - sentito anche a proposito dei dubbi sulle elezioni avanzati dalla lista concorrente capitanata da Maurizio Cini - spiega a Farmacista33.
Presidente, sono state avanzate perplessità sul modo in cui sono state condotte le elezioni. Cosa risponde?
Non è nel mio carattere fare polemica e d'altra parte questa è la linea su cui il consiglio direttivo si è trovato d'accordo. Con il tempo i colleghi sapranno che Utifar è un'associazione presente e viva e che quanto è stato detto non è vero. Sono dispiaciuto per le parole utilizzate e vorrei solo dire questo: da quando sono Presidente di Utifar le elezioni si sono tenute a Firenze e a Roma, in posizioni centrali e facilmente raggiungibili. In precedenza, con Cini già consigliere Utifar, le elezioni invece si sono tenute a Palermo, Vimercate e a Priorato di Fontanellato, località credo un po' meno raggiungibili. Forse Cini avrebbe fatto bene a fare polemiche allora e non oggi.
Lo spunto emerso è anche un po' la necessità di riformare il sistema elettorale per prevedere una maggiore rappresentatività. È una linea che potrebbe appoggiare?
Secondo me quello che non va nello statuto è piuttosto la delega autenticata a norma di legge. Certo si potrebbero valutare meccanismi elettorali diversi ma non vanno strumentalizzati. Credo che la linea che intendo portare avanti nel mio programma di scendere sul territorio per incontrare la base nelle diverse realtà provinciali e favorire il dialogo potrebbe essere propedeutica a un modo diverso di votare. Quanto alla partecipazione dei soci è mia idea coinvolgere il numero maggiore possibile di persone e per questo avevo presentato in consiglio la proposta di votare a Cosmofarma, che però non ha ricevuto la maggioranza.
Veniamo al programma del prossimo mandato. Quali le priorità?
Nei prossimi tre anni cercheremo di dare più servizi ai soci, di offrire stimoli e cultura ai farmacisti, guardando alle evoluzioni della società, dei bisogni della popolazione, che non possono che impattare sulla preparazione dei farmacisti, ma anche a una farmacia sostenibile. Abbiamo in mente un piano formativo, sia residenziale sia a distanza, per fornire strumenti professionali e al centro ci sarà la galenica, che rappresenta l'origine della nostra professione, i farmaci innovativi, anche come stimolo a un loro ritorno nelle farmacie del territorio a cui appartengono. Un momento importante sarà rappresentato dalla presentazione del bilancio sociale durante Farmadays, come strumento per far capire a istituzioni e politica l'importanza della farmacia nel territorio in cui opera. Attenzione sarà rivolta anche ai colleghi che presto diventeranno titolari attraverso il maxi concorso: a loro cercheremo di fornire strumenti e consigli utili per passare dall'essere professionisti all'essere anche impresa. Importanza verrà data alla comunicazione: è anche per questo che nei nostri organi abbiamo cercato di coinvolgere forze giovani, anche per raggiungere strumenti di comunicazione più moderni.
Quali risposte può dare Utifar in questo periodo di crisi?
Già nel 2009 abbiamo inviato a riflettere sul passaggio alla remunerazione dell'atto professionale, come risposta alla riduzione dei prezzi dei farmaci, portando a esempio esperienze di altri paesi. Credo che questa sia una strada, anche se purtroppo le cose al momento ci sembrano ferme. C'è poi un altro aspetto: la farmacia potrebbe acquisire nuova linfa, andando anche a incidere sugli incassi, se riuscissimo a convincere i cittadini che la farmacia non è più cara degli altri canali, pur essendo un centro di sanità con a disposizione un professionista preparato.
Sono varie le componenti della professione e talvolta con interessi contrastanti. Come riuscirete a rappresentare tutti?
Sicuramente un passo è il piano di formazione a distanza. Ma soprattutto è nostra intenzione organizzare momenti di incontro con i soci a livello locale per dare la possibilità ai farmacisti che non riescono a lasciare il lavoro di partecipare alla vita associativa e al confronto sulle tematiche di interesse. E l'idea è anche quella di ricostituire le rappresentanze locali, così come c'era un tempo. Sono convinto che dal confronto a 360° scaturiranno idee da realizzare insieme tra tutte le componenti della professione.
Francesca Giani
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