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Politica e Sanità

11 Settembre 2014

Obbligo assicurazione, Orlandi: troppe questioni aperte, temiamo boomerang


Sono scattati a metà agosto gli obblighi assicurativi sulla responsabilità civile, ma dal Ministero mancano ancora i chiarimenti e le questioni aperte sono molte. Tanto che è difficile orientarsi. A lanciare la denuncia Alfredo Orlandi, presidente Sunifar: «La legge c'è e, come spesso accade, le modalità attuative sono demandate a un decreto. Ma dal Ministero non è arrivato nessun chiarimento» spiega. «Per quanto ci riguarda abbiamo sollecitato delle indicazioni al più presto». Due sono i riferimenti normativi: il primo (DPR 1372) sancisce l'obbligo per gli esercenti le professioni sanitarie di stipulare un'assicurazione per eventuali danni derivanti al cliente dall'esercizio dell'attività professionale; il secondo (Legge 1144) chiarisce che sono tenute a dotarsi di un'assicurazione per responsabilità civile a tutela dei pazienti e del personale le strutture sanitarie pubbliche o private, farmacie comprese. Ma tra i punti non chiari c'è anche come si integrino le due previsioni: «Per esempio, per i dipendenti è direttamente il titolare a dover ottemperare l'obbligo? O, nel momento in cui il titolare assume, lo deve fare in presenza di un'assicurazione? E in generale», anche per i liberi professionisti, «l'obbligo vale nel momento in cui si inizia a lavorare o è legato all'iscrizione all'albo?». Insomma, tante le questioni aperte e anche il quadro non è chiaro: «La maggior parte delle farmacie è già in possesso di un'assicurazione civile, che copre per esempio eventuali danni nel caso un paziente si faccia male in farmacia. Qui però si tratta di errori nella dispensazione del farmaco, legati all'atto professionale: bisogna vedere allora come si stanno preparando le assicurazioni visto che, a quanto mi risulta, fino a poco tempo fa, prima che fosse introdotta questa categoria, non era contemplata una tale casistica nella centrale dei rischi». E il dubbio è dietro l'angolo: «Non vorrei che l'obbligo si traducesse in un ulteriore onere che va a gravare su farmacie, come le rurali, già in difficoltà e sui giovani».

Francesca Giani

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