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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

La devolution pesa sull’oncologia


Una ricerca internazionale mette in luce rilevanti differenze nell’acceso ai trattamenti antitumorali innovativi. Non solo tra una nazione e l’altra, ma anche tra una Regione e l’altra 
Ancora troppe disparità nell''accesso ai farmaci oncologici innovativi nelle Regioni. Inoltre, in media passano 431 giorni dalla commercializzazione alla reale disponibilità dei nuovi medicinali sul mercato, un tempo inferiore solo alla Slovacchia (498) e al Belgio (447). Queste le principali aree di sofferenza nella cura dei tumori in Italia, individuate da un megastudio condotto in 25 Stati, per un totale di 984 milioni di abitanti. La ricerca, condotta dal Karolinska Institutet e dalla School of Economics di Stoccolma (Svezia), è stata presentata ieri a Roma in un incontro organizzato dal Centro interdipartimentale di studi internazionali sull''economia e lo sviluppo (CEIS-Sanità) dell''Università di Roma-Tor Vergata.
Vivere in una regione italiana piuttosto che in un''altra può dunque fare la differenza in termini di mortalità per tumore, proprio per la possibilità di poter contare o meno sulle terapie innovative: "esaminando la situazione all''interno del paese - ha sottolineato Francesco Mennini, del CEIS - registriamo notevoli differenze tra aree geografiche, che possono portare variazioni anche di 12 anni nella stima della mortalità per tumore della mammella. Sicuramente il trend migliore o peggiore non è legato solo all''accesso ai nuovi farmaci: anche la diagnosi precoce, l''utilizzo di sofisticate apparecchiature per la radioterapia e la prevenzione hanno un peso rilevante. Ma i dati mostrano come i medicinali abbiano un ruolo importante".


In primo piano il problema dei costi, che per il Servizio sanitario nazionale diventano sempre più difficili da sostenere. "E'' vero che l''Osmed 2006 parla di una spesa farmaceutica nell''ordine del 32% per i farmaci oncologici - precisa Mennini - ma in questi dati globali sono inseriti anche i medicinali antirigetto e quelli per l''artrite reumatoide. Dati corretti, quindi, ma comprensivi anche di farmaci utilizzati per patologie non neoplastiche: la spesa ''vera'', esclusi questi ultimi, risulta influire per il 18,2%. Se poi si considera solo la spesa per i nuovi prodotti, i cosiddetti farmaci mirato, la quota scende al 7-8%". Come uscire dunque dal circolo vizioso dei costi che frenano l''offerta di cure più efficaci? "Sarebbe auspicabile - continua Mennini - uscire dalla logica di differenti sistemi di rimborso adottati da ogni singola Regione a causa del vincolo di bilancio. Questo per andare verso forme, come quella francese, dove per i farmaci oncologici ad alto costo e per i prodotti innovativi viene fissato dal Governo un rimborso del 100% (al di fuori della tariffa GHS, il nostro DRG) e non, come da noi, diverso da Regione a Regione". Ma, ha assicurato l''autore principale del grande studio, Bengt Jonsson, della Stockholm School of Economics, "quello delle forti differenze all’interno di uno stesso Paese è un problema comune a molti stati, soprattutto in Europa".


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