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Politica e Sanità

21 Ottobre 2014

Spesa farmaceutica, esperto: meglio spostare attenzione su valore farmaco


Anziché parlare di spesa farmaceutica, che in Italia è sottodimensionata per stessa ammissione anche degli organi ufficiali, sarebbe meglio spostare l'attenzione su quanto un farmaco sia realmente efficace e quanto nel complesso riduca i costi del percorso terapeutico del paziente. È questa la chiave, secondo Francesco Saverio Mennini, research director del Center for economic evaluation and Hta dell'Università Tor Vergata di Roma, con cui «si garantiscono qualità e riduzione dei costi anche a livello macro, poiché con farmaci molto efficaci si riduce la spesa sociale, che è spesa pubblica, o la spesa Inps». L'esperto ne ha parlato in occasione del simposio dal titolo "Governo della spesa e crescita industriale: il nuovo assetto regolatorio del farmaco in un'ottica di sostenibilità", che si è svolto a Montesilvano nell'ambito del 35/mo' Congresso della Sifo. I dati presentati durante l'incontro hanno ricordato che la spesa farmaceutica pro-capite nel 2000 era superiore del 19% rispetto alla media Ocse, nel 2002 è scesa all'8%, e dal 2003 la situazione si è invertita ponendo la spesa italiana sotto la media fino ad arrivare al 2009 a una differenza del 16%. L'Italia emerge tra i Paesi Ue che destinano meno risorse alla spesa sanitaria pubblica, con un tasso di crescita e un disavanzo, negli ultimi anni, relativamente bassi. Dunque, secondo Mennini l'attenzione va spostata dalla spesa farmaceutica a livello macro o micro: «Dovremmo andare a vedere se un farmaco è realmente efficace nel guarire da determinate patologie e quindi nel ridurre occupazione di posti letto, utilizzo di nuovi farmaci e se nel complesso riduce i costi del percorso terapeutico del paziente. In questo modo si garantiscono qualità e riduzione dei costi anche a livello macro, perché avere farmaci molto efficaci riduce la spesa sociale, che è spesa pubblica, o la spesa Inps». Inoltre, ha aggiunto, «garantendo un accesso corretto alle innovazioni sarebbero incentivato anche l'investimento ricerca e sviluppo sul territorio italiano, con un maggior ritorno in termini di ricchezza e di livello occupazionale». Secondo l'esperto servono «soluzioni a livello regolatorio e a livello di sistema paese che permettano tutto questo. Tra queste, i Livelli essenziali di assistenza visti come percorsi diagnostico-terapeutici e un rafforzamento del ruolo dell'Aifa, facendo sedere al tavolo tutti gli attori della spesa pubblica coinvolti». Anche per Gerardo Miceli Sopo direttore della Farmacia ospedaliera del Pertini di Roma, «è indispensabile che i tavoli di lavoro si parlino tra di loro. Non dare l'adeguata terapia implica anche una ricaduta nel sociale, perché può comportare maggiori giornate di lavoro perse e, più in generale, costi aggiuntivi che vengono calcolati su tavoli diversi. Quando si parla del costo della sanità e della terapia ci deve essere anche chi dice quali sono i costi delle mancate terapie e dei mancati interventi». Un ulteriore spunto di discussione proposto dagli esperti è stata la creazione di un fondo ad hoc per la spesa farmaceutica, scorporandola dal Fondo sanitario nazionale (Fsn) da fare «nell'ambito di una revisione regolatoria del farmaco e di una corretta gestione della spesa, che consentirebbe, tra l'altro, di eliminare numerosi problemi, compresi quelli collegati alle intromissioni regionali».

Simona Zazzetta

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