Concorso straordinario, timori per sostenibilità forme associate
Sul concorso straordinario non grava solo l'incognita su tempistica e ricorsi e nemmeno solo le preoccupazioni sull'impatto che le nuove farmacie potranno avere nel tessuto esistente, ma l'operazione si porta dietro anche interrogativi di sostenibilità per chi si accingerà nell'impresa, soprattutto nel caso delle forme associate. A tracciare il quadro Bruno Bizzaro, presidente dell'Ordine di Trento (nel quale sono in corso le operazioni per il rinnovo) che siamo andati a sentire all'indomani della notizia della approvazione della commissione esaminatrice, per capire com'è la situazione nella provincia autonoma. «I farmacisti che hanno fatto domanda sono 643, di cui 179 in forma associata. Al momento non è possibile fare previsioni sulla tempistica: c'è per esempio un ricorso pendente su una farmacia a Trento e il caso di un profugo che ha chiesto una farmacia e che non è ancora chiaro come verrà gestito. Le variabili sono molte ma speriamo che le aspettative di tutti i farmacisti possano trovare risposta a breve». Ma una volta risolte le questioni, «resta comunque da capire l'impatto del concorso straordinario, sulle farmacie esistenti, in termini di occupazione e per chi si accinge ad avviare l'attività. Complessivamente il nostro territorio mostra minori segni di sofferenza di altre zone d'Italia: il livello occupazionale tutto sommato tiene ancora, anche perché non abbiamo una facoltà di farmacia in provincia e si riesce ancora ad assorbire professionisti provenienti da fuori». Per quanto riguarda la tenuta delle farmacie «siamo stati marginalmente interessati dal problema dei fallimenti e in particolare il tessuto urbano, salvo eccezioni, vede presidi ancora abbastanza stabili, anche se non mancano un po' su tutto il territorio farmacie che mostrano segni di difficoltà». Detto questo, «con sei nuove farmacie solo a Trento si potrebbero rischiare effetti dirompenti». Ma la questione non riguarda solo le farmacie esistenti: «le preoccupazioni interessano anche i farmacisti che devono investire per aprire la nuova farmacia e che si trovano ad entrare in una situazione che non conoscono, a doversi costruire una clientela, in una situazione della quale non sono chiare e prevedibili le prospettive. La domanda se la situazione sarà sostenibile vale quindi anche e soprattutto per loro». E in particolare anche per le forme associate: «Presumibilmente molte delle farmacie che apriranno saranno di medie-piccole dimensioni e preoccupa pensare che gli utili potrebbero essere divisi anche tra tre o quattro farmacisti. Se prendiamo a esempio i casi di aperture di farmacie più o meno recenti, in media, abbiamo visto che riescono a dar da vivere a un nucleo famigliare e abbiamo anche visto che ora che crescono e arrivano a un livello per il quale possono permettersi un collaboratore passano un po' di anni. È chiaro che le considerazioni variano a seconda del contesto in cui va a inserirsi la nuova farmacia e delle dimensioni che potrà avere, ma certo la situazione fa trapelare qualche potenziale difficoltà».
Francesca Giani
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