Sinasfa, disoccupazione e cancellazioni da professione maggiori delle stime
Una crisi che spingerà sempre di più i farmacisti a uscire dalla professione, con la cancellazione da Ordine ed Enpaf, pur di cessare di pagare contributi, un comparto che ha sempre più la necessità di allargare gli orizzonti occupazionali oltre le opportunità lavorative conosciute, che al momento si rivelano un po' bloccate, un contratto per i collaboratori da rivedere soprattutto dal punto di vista economico. Sono queste alcune delle problematiche sul tappeto secondo Francesco Imperadrice, presidente Sinasfa, con il quale abbiamo fatto il punto sul sindacato a un anno dalla sua nascita. «Siamo nati con l'obiettivo di sostenere e far sentire meno soli colleghi non titolari e tra le prospettive che ci poniamo c'è proprio quella di costruire una presenza sul territorio e garantire una voce a tutti: l'idea che abbiamo è che chiunque può portare le sue proposte e seguirle, non c'è una struttura verticistica ma ognuno è il benvenuto a partecipare in prima persona. Un anno di attività è un tempo tutto sommato limitato e uno dei punti per i quali ci battiamo è di cercare di costruire sempre di più una cultura della consapevolezza e della difesa dei propri diritti, che ancora non è forte, l'idea cioè che è importante far sentire la propria voce». D'altra parte il contesto non è dei più rosei e tra i problemi sul tappeto ci sono non solo disoccupazione e licenziamenti ma anche una tendenza «che è destinata a crescere ad uscire dalla professione, cancellandosi dall'Enpaf, al termine dei cinque anni di agevolazione contributiva». Sul fronte della disoccupazione «la percezione che abbiamo è che sia più alta di quanto i numeri siano in grado di inquadrare e in parte è alimentata dai licenziamenti che interessano pure le farmacie, anche perché quella del personale è la prima delle voci di costo fisse su cui un'impresa in crisi può andare a tagliare. Le stime che si fanno sulle farmacie in crisi, almeno cinquecento, ma anche di più, lascia pensare che il fenomeno sia in aumento così come è immaginabile che è in crescita il numero di quei colleghi che pur di non pagare una contribuzione all'Enpaf si cancella dalla professione, con tutto quello che ne consegue, anche in termini di perdita di occasioni». E poi c'è il contratto dei collaboratori, «uno dei temi di cui intendiamo occuparci come sindacato. Allo stato attuale la retribuzione per i collaboratori è troppo bassa anche perché le incombenze sono molte, dall'Ordine, all'Enpaf, alla formazione obbligatoria e così via. Credo sia necessario uno sforzo, nonostante il periodo in crisi, per andare incontro anche a queste situazioni, come pure un impegno solidaristico per il problema delle cancellazioni».
Francesca Giani
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