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Politica e Sanità

30 Ottobre 2014

Rapporto Crea, senza investimenti sistema sanitario a rischio implosione


«Il sistema sanitario italiano, pur essendo sobrio finanziariamente, è ormai a rischio di razionamenti che configurano barriere all'accesso ai servizi. E, senza investimenti il Ssn rischia di implodere a medio termine». Lo sottolinea Federico Spandonaro coordinatore del 10° Rapporto Crea Sanità dell'Università di Tor Vergata presentato ieri a Roma. «L'elemento di sistema più in sofferenza - sostiene - appare sempre la capacità di investimento, specialmente nel settore pubblico. Una conferma viene dalla spesa farmaceutica, dove a fronte della perdurante stagnazione economica, la crescita nominale del budget per i prossimi anni è destinata a essere davvero minima, dell'ordine di 150 e 300 mln annui». Altro esempio riguarda i consumi italiani dei nuovi farmaci autorizzati a livello europeo (Ema) negli ultimi 5 anni che «sono radicalmente inferiori a quelli medi di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, con scarti davvero rilevanti, in larga parte derivanti dai ritardi di autorizzazione al rimborso». Anche per la prevenzione si evincono significativi razionamenti. «Le adesioni medie all'interno dei programmi di screening da parte della popolazione variano fra il 7% di Puglia e Sicilia e il 64% di Emilia Romagna per lo screening colorettale; il 21% della Campania e il 74% della Pa di Trento per lo screening mammografico». Il Rapporto si è poi soffermato sul gap della spesa italiana rispetto ai paesi Ue con risultati altrettanto preoccupanti. «Il gap fra la spesa pro-capite italiana e i Paesi EU14 continua ad allargarsi ad un ritmo piuttosto impressionante: nell'ultimo anno rispetto al 2002 si è allargato del 5,7%, arrivando così al 25,2%». La forbice diventa ancor più «drammatica» se si considera la spesa per gli over 65 (il 34,9% rispetto ai Paesi della zona Euro). Nell'ampio report si segnala anche come «a livello geografico le Regioni settentrionali hanno un gap verso EU14 del 20,1%, mentre in quelle meridionali il divario esplode raggiungendo il 33,3%».

Marco Malagutti

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