Occupazione, Sifac: da nuove competenze risposta a bisogni del territorio
Avviare un processo di definizione, ampliamento e regolamentazione di nuove competenze del farmacista, in una chiave di maggiore specializzazione e multidisciplinarità, come risposta ai mutamenti nei bisogni di salute e nella epidemiologia della popolazione, al processo di territorializzazione delle cure e di integrazione tra ospedale e territorio, a una sanità che arretra, ma anche alle difficoltà di un mercato lavorativo e professionale. È questo l'appello che la Sifac, la Società italiana di farmacia clinica, per bocca del suo presidente Corrado Giua, lancia alla Fofi e alle rappresentanze della professione nella sua interezza - chiedendo attenzione per i giovani - che potrebbe essere una risposta alle necessità della creazione di prospettive future. Punto di partenza è la costruzione di percorsi per la acquisizione di nuove competenze, che siano multidisciplinari ma soprattutto specialistiche. «Guardiamo al farmacista ospedaliero» spiega Giua «una figura sempre meno generalista e sempre più caratterizzata da una forte specializzazione, tanto che ormai si parla di farmacista di reparto, oncologo, epidemiologo, radio farmacista, o anche esperto dei dispositivi medici. Il processo in atto, che è in grado di migliorare la risposta di salute dell'assistenza farmaceutica, è auspicabile anche per gli altri ambiti di attività del farmacista, dal dipartimento al territorio. Quello che occorre fare allora è progettare, in base a ai bisogni di salute della popolazione, alle necessità dell'organizzazione sanitaria, del processo di territorializzazione delle cure, di una sempre maggiore importanza della continuità ospedale territorio, una serie di specialità che valorizzino il ruolo del farmacista e diano una risposta più efficace per il Ssn». Certamente, un nodo è rappresentato dal «percorso universitario, che andrebbe riformato, magari implementando quello che è un principio già passato, di un maggior orientamento dei corsi di laurea, in modo da differenziare l'offerta sul territorio, ma in realtà un ruolo fondamentale è ricoperto dal percorso di specializzazione post laurea». Per ben comprendere le tipologie di specializzazioni che si potrebbero aprire occorre analizzarne gli ambiti di applicazione: tra questi c'è sicuramente la farmacia di comunità, «in cui potrebbero trovare applicazione figure specializzate nella gestione dei servizi, con una formazione riconosciuta su determinate patologie o anche su classi di pazienti, come anziani politrattati». E in questo ambito si potrebbe parlare di farmacisti geriatrici, farmacisti specializzati nelle cure territoriali, esperti per esempio di diabete, Bpco, ipertensione, asma, o farmacisti di coordinamento per la gestione della continuità assistenziale ospedale territorio o anche epidemiologi. Ma nodale è anche l'integrazione con le case della salute o le aggregazioni delle cure primarie, «nelle quali si può sentire l'esigenza di un esperto in assistenza domiciliare integrata, o in pharmaceutical care, o la necessità di una consulenza in farmacoeconomia o sulla revisione della terapia, ma anche di una formazione indipendente sul farmaco, auspicabile in generale per medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta o specialisti del territorio». Quella della formazione e informazione indipendente sul farmaco è un punto importante, «perché può generare maggiore appropriatezza prescrittiva, un uso più corretto del farmaco e soprattutto una razionalizzazione e massimizzazione delle risorse. Per questo sarebbe importante attivare il servizio, in maniera strutturata, anche negli ospedali: credo che attraverso queste figure la gestione dei farmaci biotecnologici o in generale di tutti quelli che hanno costi elevati ne trarrebbe giovamento». Sono solo «alcuni esempi di nuovi percorsi di specializzazione che vogliono focalizzare l'esistenza di bisogni formativi e la necessità di una revisione del sistema delle competenze». E in questo il punto fondamentale è «affiancare al percorso accademico un percorso giuridico per definire, normare, legittimare ruoli e specialità, con mansionari e iter formativi ben delineati, con corsi di formazione validati e riconosciuti». Insomma un percorso che richiami «quanto in atto per le specialità mediche e quanto avviene in alcuni paesi occidentali, dove è stata dimostrato l'efficacia del farmacista in altri ambiti». Francesca Giani
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