Pazienti oncologici, gestire disturbi alimentari per evitare malnutrizione e cachessia
Lo stato nutrizionale dei malati oncologici gioca un ruolo fondamentale nell'efficacia delle cure e nella prognosi della malattia, nelle possibilità di sopravvivenza, nella tolleranza e risposta dei farmaci antineoplastici. Tuttavia, la malnutrizione è un rischio ed è anche molto comune nei malati di cancro in quanto dipende da due fattori che si combinano: l'anoressia e l'insieme di conseguenze metaboliche causate sia dal tumore. Causa uno stato di deperimento generale dell'organismo, detto cachessia, che viene descritto come una "sindrome multifattoriale frequente nelle malattie croniche, considerata una comorbidità del cancro, caratterizzata da grave perdita involontaria della massa muscolare scheletrica, con o senza perdita di massa grassa, aumento della risposta infiammatoria sistemica e aumento del catabolismo delle proteine" (Muscaritoli, 2021).
Diagnosticare la cachessia: i parametri da considerare
La perdita di peso, perché si possa diagnosticare la cachessia, deve essere superiore al 5%. Si stima che sia responsabile fino al 20% dei decessi per cancro. Per affrontarla è necessaria una serie coordinata di interventi: uno specifico programma nutrizionale associato ad esercizio fisico, integratori alimentari, terapia farmacologica e supporto psicologico. Il problema rappresentato dell'instaurarsi di cachessia, per quanto noto, è lontano dall'aver trovato una risposta adeguata nei percorsi di cura. Una recente indagine, che ha coinvolto circa 300 oncologi ospedalieri ha fatto emergere che la gestione della cachessia non è tutt'oggi adeguata, nonostante gli operatori sanitari siano consapevoli della necessità di sostenere nutrizionalmente il paziente: il 48% dei partecipanti diagnosticherebbe la cachessia da cancro, prescrivendo quindi il trattamento, per perdite di peso superiori o uguali al 15%; è emerso anche che dal 61% al 77% dei malati di cancro non ha ricevuto farmaci contro la cachessia prima che la malattia oncologica raggiungesse il IV stadio.
Le linee guida per una buona nutrizione dei pazienti oncologici
Lo studio PreMiO (Prevalence of Malnutrition in Oncology) che ha coinvolto quasi 2.000 malati in 22 centri di oncologia, sparsi sul territorio nazionale, ha inoltre mostrato che già alla prima visita il 51% dei pazienti era in maggioranza a rischio di malnutrizione o presentava uno stato di malnutrizione conclamata. Il 40% lamentava scarso appetito causato da un senso di sazietà precoce, alterazioni del gusto e nausea. Le linee guida del 2017 redatte da Espen (The European society for clinical nutrition and metabolism) raccomandano come prevenire, identificare e trattare in modo adeguato e specifico la malnutrizione nei pazienti oncologici adulti. Mentre il Ministero della salute ha emesso le Linee di indirizzo - percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici, un documento alla cui stesura hanno partecipato anche diverse società scientifiche (ADI, AIOM, CITTADINANZATTIVA, FAVO, SISA, SINPE, SINUC) che raccomandano la necessità che da subito il paziente sia seguito da un'equipe medica multidisciplinare, che siano promossi percorsi di formazione per gli specialisti e che anche il malato e famigliari siano coinvolti in un percorso che permetta il miglioramento della qualità della vita e favorisca la migliore risposta alle cure.
Le linee guida Espen https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0261561416301819 Front Oncol. 2021 May 13;11:682999. doi: 10.3389/fonc.2021.682999. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34055649/
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A cura di Redazione Farmacista33
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