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14 Marzo 2024

Ipotiroidismo, ipertiroidismo e fertilità, i controlli da fare prima e dopo la gravidanza

Una nota degli esperti del Policlinico Gemelli di Roma riassume cosa occorre sapere prima di affrontare una gravidanza e quali controlli della tiroide vadano effettuati prima del concepimento, durante la gravidanza e dopo la nascita


di Redazione Farmacista33


Ipotiroidismo, ipertiroidismo e fertilità, i controlli da fare prima e dopo la gravidanza

Gli ormoni tiroidei svolgono un ruolo cruciale sia per la fertilità che nel consentire di portare a termine una gravidanza normale e soprattutto per il normale sviluppo del sistema nervoso del bambino. D’altra parte, proprio le patologie della tiroide rappresentano la problematica endocrinologica in gravidanza più comune dopo il diabete. Una nota emanata dagli esperti del Policlinico Gemelli di Roma riassume cosa occorre sapere prima di affrontare una gravidanza e quali controlli della tiroide vadano effettuati prima del concepimento, durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino ed è stata commentata da alcuni esperti su Endocrinologia33.

Ipertiroidismo e ipotiroidismo: impatto sulla fertilità
Una condizione di ipertiroidismo o di ipotiroidismo può determinare problemi di fertilità. “Se una coppia ha difficoltà a concepire, dunque - spiega Alfredo Pontecorvi, direttore della UOC di Medicina Interna, Endocrinologia e Diabetologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Endocrinologia dell’Università Cattolica - una delle cose da controllare è proprio la funzionalità tiroidea. Prima di una gravidanza è importante dosare il TSH, per essere certi di affrontare la gravidanza con una tiroide che funzioni correttamente, soprattutto se si è over 30 o se si ha familiarità per patologie autoimmuni o malattie tiroidee”.

Tiroide sotto sforzo durante la gravidanza
“Durante la gravidanza - prosegue il professore - alla tiroide materna viene richiesto un superlavoro perché deve fornire gli ormoni tiroidei anche al feto, soprattutto nei primi tre mesi (il feto, infatti, comincia a produrre i suoi ormoni della tiroide solo dalla 12a settimana di gravidanza in poi); questo comporta tra l’altro un maggior fabbisogno di iodio che durante la gravidanza passa da 150 a circa 250 microgrammi al giorno; il consiglio dunque è di usare sempre sale iodato, a partire già da diversi mesi prima del concepimento o di assumere supplementi se si è in carenza di iodio”. Una tiroide sana riesce a compensare l’aumentato fabbisogno della gravidanza aumentando di volume per produrre più ormoni.

“Le donne già in terapia sostitutiva con L-tiroxina (o perché tiroidectomizzate o perché in ipotiroidismo per una tiroidite autoimmune) - spiega Carlo Rota, endocrinologo della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS - durante la gravidanza devono aumentare del 30-50% il dosaggio abituale del farmaco, per far fronte a questa maggiore richiesta di ormoni tiroidei materni”. Questo è molto importante perché una condizione di ipotiroidismo nel primo trimestre di gravidanza, può avere serie ripercussioni sullo sviluppo neurologico del bambino e sul suo quoziente intellettivo. Ma anche nel secondo e terzo trimestre, un ipotiroidismo materno può aumentare il rischio di sofferenza fetale e di basso peso alla nascita o provocare un parto prematuro.

La tiroidite cronica autoimmune (tiroidite di Hashimoto) è la causa principale di ipotiroidismo in una donna in età fertile. “Si tratta di una condizione che si associa a un rischio aumentato di poliabortività - spiega Pontecorvi - non solo per la cattiva funzionalità della tiroide, ma anche per la presenza di un sistema immunitario iperattivo, che può determinare aborti precocissimi nelle prime settimane di gravidanza”.

Esami della tiroide da fare durante e dopo la gravidanza
Dunque, quali esami della tiroide fare in gravidanza (e quando)? “Una donna ipotiroidea che assuma terapia sostitutiva con L-tiroxina - afferma Rota - deve controllare il TSH prima della gravidanza, poi ogni 4 settimane nel primo trimestre di gravidanza, infine ogni due mesi fino a fine gravidanza; a ogni cambio di terapia, poi, gli esami vanno ripetuti a distanza due settimane”. Ma attenzione, i risultati di questi esami vanno sempre interpretati dall’endocrinologo perché i livelli di riferimento del TSH sono diversi durante la gravidanza e il range di normalità varia a seconda del trimestre.
“Alla 32 a settimana - ricorda Pontecorvi - vanno dosati gli anticorpi anti-recettore del TSH che possono essere presenti nei soggetti ipertiroidei; trattandosi di immunoglobuline della classe IgG, questi possono attraversare la placenta e andare a stimolare la tiroide del feto, esponendolo al rischio di ipertiroidismo fetale/neonatale che è una condizione seria. Questi anticorpi vanno misurati anche nelle donne ipotiroidee per tiroidite cronica autoimmune, perché ne esiste una variante che può essere ‘bloccante’, cioè inibire il TSH; gli anticorpi bloccanti possono permanere nel sangue del neonato per alcuni mesi dopo la nascita e bloccare la sua tiroide che invece deve funzionare alla perfezione perché altrimenti si possono determinare importanti alterazioni dello sviluppo cerebrale e della mielinogenesi, realizzando una condizione analoga a quella dell’ipotiroidismo congenito». Gli ipotiroidismi neonatali da anticorpi anti-TSH bloccanti sono forme transitorie ma vanno gestiti con attenzione insieme al neonatologo. “Il dosaggio degli anticorpi anti-TSH - aggiunge Pontecorvi «è consigliabile anche per le donne che sono state trattate con radioiodio o chirurgicamente per un ipertiroidismo da malattia di Graves-Basedow, perché gli anticorpi che causano la malattia possono permanere in circolo per alcuni anni, anche dopo la rimozione della tiroide".

“É bene fare un controllo della tiroide a 6-8 settimane dal parto - spiega Rota - perché nel post-partum c’è il rischio di una recidiva di ipertiroidismo (in caso di malattia di Graves-Basedow), o del peggioramento di una tiroidite di Hashimoto o della comparsa di una tiroidite del post-partum, che può verificarsi nell’8% delle donne”.

TAG: ESAMI DIAGNOSTICI DI ROUTINE, MALATTIE TIROIDEE, TIROIDE, ORMONI DELLA TIROIDE, GRAVIDANZA, IPOTIROIDISMO, FERTILITà

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