Integratori a base di funghi: potenzialità terapeutiche e criticità qualitative
C'è molto interesse intorno ai funghi per le loro numerose proprietà sulla salute. L'uso nella medicina tradizionale cinese è antichissimo: risale al 600-1000 AC la prima coltivazione di Lentinula edodes (Berk.) Pegler, shiitake. L'attività sui parametri cardio-metabolici, sul sistema immunitario e come agenti antinfiammatori e antitumorali fanno sì che in Europa i funghi trovino largo impiego in integratori alimentari sia come componenti singoli sia in combinazione con altri nutraceutici.
Le molecole bioattive sono polisaccaridi e complessi di proteine
Le molecole bioattive presenti sono polisaccaridi e complessi di proteine e polisaccaridi; grazie al contenuto in beta-glucani, che compongono una buona parte della parete cellulare dei funghi, intervengono come modulatori della microflora intestinale e agiscono positivamente anche sui livelli serici di colesterolo e glucosio, riducendo il rischio di obesità, diabete di tipo II e malattie cardiovascolari. Alcune famiglie di funghi sono anche studiate per le loro possibili applicazioni in campo medicinale: specialmente quelli della famiglia dei Basidiomiceti (come Agaricus blazei Murill, G. lucidum, Hericium erinaceus (Bull.) Pers. e Grifola frondosa (Dicks.) Gray) che presenta attività antinfiammatorie e immunomodulanti dovute alla presenza di molecole bioattive, fra cui antibiotici, ad esempio penicillina e griseofulvina, e composti antinfiammatori diversi (polisaccaridi, terpenoidi, composti fenolici, gliceridi e altre molecole a basso peso molecolare). Studi in vitro hanno dimostrato la capacità dei funghi medicinali di inibire diverse proteasi virali e ridurre la portata infiammatoria degli agenti virali e l'induzione della cosiddetta "tempesta di citochine" - caratteristica che ha incoraggiato di recente diversi studi contro le proteasi di coronavirus. Studi clinici randomizzati hanno poi evidenziato la loro attività di modulazione immunitaria sia innata che acquisita.
L'uso esteso impone una serie di precauzioni
Il mercato dei funghi medicinali annovera moltissimi prodotti. Tuttavia, proprio l'uso esteso impone una serie di precauzioni, soprattutto da un punto di vista della qualità della materia prima utilizzata. Sono le conclusioni riportate in un lavoro pubblicato sulla rivista Nutrients, a cui è giunto un gruppo di ricercatori italiani di diversa provenienza accademica (Università di Pisa, di Bologna di Torino, di Palermo, di Bari, l'IRCCS AOU S. Orsola di Bologna e l'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana): che ha sottoposto ad analisi una serie di campioni di diversi integratori a base di funghi, disponibili sul mercato italiano, per valutarne la composizione (i componenti attivi come indicati in etichetta dei diversi prodotti integratori erano Lentinula edodes (Shiitake), Ganoderma lucidum (Reishi), Agaricus blazei). In Europa gli integratori sono alimenti e quindi rispondo alla legislazione comunitaria che prevede limiti ben definiti per una serie di sostanze come aflatossine e metalli pesanti. Va detto che la maggior parte della materia prima è prodotto in Cina, paese che ha standard produttivi e normativi diversi da quelli europei. E se molti prodotti sono controllati in fase di importazione e corrispondono a quanto previsto in Europa, non è per tutti così. Il pericolo è soprattutto il commercio on line. Le preoccupazioni sembrano confermate dalle analisi presentate dall'articolo su Nutrients, che hanno messo in evidenza diversi punti critici: la presenza di aflatossine in tracce e in un campione a valori superiori a quelli previsti dalla normativa europea (Reg. 1881/2006) per quanto riguarda i livelli massimi di aflatossine totali ammissibili; la diversità dei funghi dichiarati in etichetta sia in termini di tipologia (in base all'analisi del DNA) sia in termini di concentrazione di biomassa algale (valore a cui si risale tramite determinazione dell'ergosterolo); il reale contenuto in beta-glucani infine ha mostrato variabilità anche tra capsule dal stesso lotto. Sebbene questi prodotti siano considerati sicuri per il loro "uso tradizionale" gli autori auspicano un intervento regolatorio che imponga una standardizzazione degli estratti, che riguardi innanzitutto la materia prima (che, data l'origine naturale risente di diversi fattori come l'origine vegetale, le condizioni di coltivazione, il clima, ecc.), in modo da garantire il contenuto costante dei principi attivi, responsabili dell'azione nutraceutica, con l'obiettivo di regolare il mercato, garantire la sicurezza dei consumatori.
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