Integratori a base di funghi: criticità in etichetta e regolamentazione. Lo studio italiano
Uno studio italiano evidenzia irregolarità nel contenuto di prodotti contenenti funghi terapeutici e necessità di normativa più stringente
Un'indagine condotta in Italia sulla qualità dei funghi terapeutici commercializzati sotto forma di integratori ha rivelato alcune non conformità nei prodotti esaminati: specie diverse da quelle indicate in etichetta, livelli di micotossine superiori a quelli di legge, anomalie nelle concentrazioni di principi attivi. Lo rende noto il Cidic - Centro per l'innovazione e la diffusione della cultura dell'Università di Pisa richiamando lo studio dell'Università di Pisa e dell'Azienda ospedaliera-universitaria pisana con gli atenei di Bari, Bologna, Palermo e Torino pubblicato sulla rivista Nutrients.
Ecco le anomalie riscontrate
La ricerca, spiega la nota dell'Università di Pisa, condotta nell'arco di un biennio con le più aggiornate tecnologie analitiche, ha posto in luce diverse importanti non conformità nei 19 prodotti analizzati. È emerso che alcuni preparati "contenevano una specie fungina diversa da quella indicata in etichetta; in altri erano presenti micotossine a livelli superiori a quelli di legge; in altri casi, micoterapici della stessa tipologia hanno rivelato una concentrazione di principi attivi molto diversa, compromettendo l'efficacia terapeutica dei prodotti". Questo accade perché la coltivazione a scopo commerciale dei funghi terapeutici "avviene in aree geografiche, come ad esempio la Cina, ancora caratterizzate da basso livello di qualità nei processi manifatturieri - spiega Cristina Nali dell'Università di Pisa - e tuttavia anche il controllo esercitato dagli importatori europei non appare del tutto efficace".
Necessità di una regolamentazione internazionale
Come suggerito dallo studio, il sempre maggiore interesse da parte dei consumatori nei confronti dei prodotti a base fungina, renderebbe necessario un controllo, anche tassonomico, dell'origine dei componenti, della loro qualità e la promozione di studi sugli effetti terapeutici. La ricercatrice aggiunge: "La nostra ricerca ha messo in evidenza la necessità di una regolamentazione internazionale aggiornata e condivisa tra comunità scientifica ed enti di controllo, basata anche su opportuni programmi di monitoraggio della qualità dei materiali reperibili sul mercato. Il tutto al fine di proteggere la salute del consumatore e dare vita a forme di commercio strettamente vigilate".
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