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23 Febbraio 2024 L’attenzione sulla possibilità di procedere al riscatto di laurea è rivolta anche all’impatto dell’inflazione sull’opzione agevolata. Dagli esperti intanto arrivano alcuni calcoli che vanno considerati
In riferimento alla previdenza Inps, tra gli strumenti per aumentare il montante contributivo c’è anche il riscatto di laurea che resta operativo, accanto alla pace contributiva riattivata dalla Manovra. Di recente, l’attenzione si è accesa sulla convenienza di tale istituto e, in particolare, c’è chi si interroga sugli effetti che il trend dell’inflazione potrà avere. Ma chi può accedere al riscatto di laurea e a chi può convenire?
Riscatto di laurea: regole, paletti e beneficiari
Il riscatto dei corsi di laurea per fini pensionistici è riservato a coloro che abbiamo ottenuto un diploma di laurea o titolo equiparato. È possibile coprire la durata legale del corso di studi con l’esclusione quindi degli eventuali anni fuori corso, ma non è obbligatorio riscattare in toto il periodo: possono essere presi in considerazione anche solo gli anni utili a raggiungere i requisiti per la pensione. La domanda di riscatto può essere presentata da chi ha maturato almeno un contributo all'interno della gestione previdenziale. Possono accedervi dipendenti del privato, pubblici, gli appartenenti ai fondi esclusivi e sostitutivi, i lavoratori autonomi, oltre gli iscritti alla gestione separata dell’Inps introdotta nel 1996. Condizione essenziale per accedere all’istituto è che il periodo oggetto di riscatto non sia già coperto da contributi lavorativi. Se per alcuni periodi fossero state svolte delle attività che avessero dato luogo al versamento di regolari contributi, si potrebbero riscattare solamente i periodi residui: è sufficiente a ogni modo consultare l’estratto conto contributivo e verificare la presenza di settimane o mesi di contribuzione per il periodo. Va ricordata, poi, l’opzione del riscatto agevolato, attiva dal 2019, per chi ha frequentato l’università dopo il 1995, con un costo fisso e inferiore. Chi ha studiato prima del 1996 deve preventivamente optare per il metodo di calcolo contributivo, così come per chi ha iniziato a versare contributi entro il 1995, il riscatto di laurea agevolato è applicabile esercitando l’opzione contributiva, che comporta il ricalcolo integrale dell’assegno pensionistico in funzione dei contributi effettivamente versati - passaggio che può avere effetti sull’assegno pensionistico. Il costo del riscatto di laurea è interamente deducibile dal proprio reddito.
Questa possibilità è estesa anche ai soggetti inoccupati che non risultino essere stati mai iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza e che non abbiano iniziato l'attività lavorativa in Italia o all’estero.
Riscatto light: il peso dell’inflazione. I calcoli da considerare
Un tema, a ogni modo, al centro della riflessione riguarda gli impatti, sull’opzione agevolata, dell’inflazione, il cui trend non sembra arrestarsi – basti pensare che secondo le stime preliminari Istat nel 2023 in media i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7%, dopo il balzo di circa l’8,1% dell’anno prima. Secondo un approfondimento del Corriere Economia di oggi, “per il 2020 e il 2021 il valore per il riscatto light era rimasto fermo a 5.264 euro per ogni anno da riscattare: 24 euro in più rispetto al valore iniziale del 2019. Le cose hanno iniziato a cambiare nel 2022, quando il costo è salito di quasi il 2%, portandosi a 5.360 euro. Il vero balzo c’è stato però nel 2023 (+7,8%), arrivando a 5.776 euro e nel 2024 (+5,2%), con il superamento della soglia dei 6.000 euro per ogni anno di studi da riscattare. Si tratta di un incremento di 837 euro nel periodo 2019-2024, da moltiplicare per gli anni di studi. Per un riscatto quinquennale, significa essere passati dai 26.199 euro del 2019 ai 30.385 del 2024: anche se il costo può essere saldato in 120 rate ed è deducibile, l’inflazione ha presentato un conto ai laureati di quasi 35 euro al mese, da moltiplicare per dieci anni, per un totale di oltre 4.100 euro. Per questo, occorre valutare lo strumento e una riflessione che occorre fare “è se il riscatto possa servire o meno ad anticipare il momento della pensione”.
Possibile il riscatto di periodi di inoccupazione e i buchi contributivi
Di recente, sotto i riflettori è tornata anche la cosiddetta pace contributiva, un istituto che era stato introdotto nel 2019 e che ora viene nuovamente previsto in via sperimentale per il 2024 e il 2025. Attraverso questo meccanismo, è possibile riscattare periodi di aspettativa e/o inoccupazione, ma anche i mesi trascorsi tra un lavoro e un altro o i periodi di studio non riscattabili attraverso il riscatto di laurea. L’agevolazione permette di riscattare fino a un massimo di 5 anni, che non devono essere necessariamente continuativi. Tale periodo non deve essere coperto da retribuzione, da obblighi contributivi o anche da contribuzione figurativa (per esempio il servizio militare, la maternità, la disoccupazione, ecc.). Sono pertanto esclusi dal calcolo anche eventuali periodi con in essere un contratto di lavoro, ma per i quali non siano stati versati contributi. Il periodo che sarà possibile coprire grazie alla pace contributiva è quello compreso tra il 1° gennaio 1996 e il 31 dicembre 2023.
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