Fitoterapia
27 Febbraio 2025L’acqua teriacale è una preparazione storica utilizzata per le sue proprietà toniche, digestive e depurative che deriva dalla teriaca rimedio contro veleni e malattie, la sua formula si è evoluta nel tempo, mantenendo sempre un ingrediente imprescindibile: la carne di vipera
Per oltre duemila anni, la teriaca è stata considerata il rimedio universale per eccellenza, capace di contrastare veleni e malattie, la sua formula si è evoluta nel tempo, mantenendo sempre un ingrediente imprescindibile: la carne di vipera. Con l’avvento della farmacologia moderna, è stata progressivamente sostituita da rimedi più semplici come l’acqua teriacale, una versione liquida utilizzata per le sue proprietà toniche, digestive e depurative. La sua origine risale alle antiche farmacopee, dove veniva impiegata come rimedio universale per rafforzare l’organismo e contrastare disturbi digestivi e infiammatori.
La teriaca, considerata l'antidoto per eccellenza nella storia occidentale della medicina, ha avuto una diffusione di oltre duemila anni. Originaria del mondo ellenico, la sua formula si è evoluta nel tempo, mantenendo comunque un elemento essenziale: la carne di vipera, secondo un principio simile a quello omeopatico del "similia similibus curantur".
Il termine "teriaca" deriva dal greco "theriacos", che significa "buona contro i morsi velenosi", sottolineando il suo utilizzo originario come rimedio contro i veleni dei serpenti. La sua composizione variava nel tempo e nei luoghi, ma la carne di vipera restava un ingrediente imprescindibile, soggetto a rigorosi criteri di selezione. Si riteneva che la teriaca non solo proteggesse dal veleno, ma contrastasse ogni forma di avvelenamento e malattia, poiché la patologia era vista come una corruzione degli umori vitali.
La formula della teriaca deriva dal "mitridato", un composto elaborato per Mitridate VI, re del Ponto, che si diceva consumasse veleni per immunizzarsi. Quando il suo regno cadde sotto i Romani, la formula si diffuse e fu modificata dal medico Andromaco il Vecchio, che introdusse la carne di vipera e ne ampliò la composizione a 64 ingredienti. La teriaca divenne così una panacea, prescritta per numerose affezioni, dall'epilessia alle malattie respiratorie.
La sua fama si consolidò nel periodo romano e medievale, nonostante le critiche di figure come Plinio il Vecchio, che la considerava una composizione esagerata e ciarlatanesca. La sua preparazione divenne un vero e proprio rituale, con controlli severi sulle materie prime e una lavorazione meticolosa che poteva durare anni. Venezia divenne il centro più rinomato per la produzione della teriaca, grazie alla sua posizione strategica per l'approvvigionamento di ingredienti esotici.
Durante il medioevo e il Rinascimento, la teriaca era ufficialmente riconosciuta dalle spezierie e studiata nei ricettari arabi e occidentali, come il Grabadin e l'Antidotarium Nicolai della scuola salernitana. La sua preparazione era un evento pubblico, supervisionato dalle autorità e trasformato in una vera celebrazione.
Tuttavia, non mancarono le contraffazioni e le controversie. Nel 1574 gli speziali bolognesi denunciarono la vendita della teriaca da parte dei monaci, i quali non erano soggetti agli stessi controlli. Nel 1736 Papa Clemente XII vietò ai monasteri la vendita di tali rimedi, limitandola alle farmacie ufficialmente riconosciute.
Con l'Illuminismo e l'avvento della farmacologia moderna, la teriaca iniziò a essere messa in discussione. Già alla fine del XVIII secolo, la sua formula originale fu sostituita dalla "Teriaca Riformata", e nel XIX secolo scomparve del tutto dalle farmacopee ufficiali, lasciando posto a preparati meno complessi come l'acqua teriacale.
Oggi la teriaca non è più in uso, ma rimane un simbolo della storia della medicina e della farmacia, testimoniando un'epoca in cui la polifarmacologia cercava di rispondere alle esigenze di cura con formulazioni complesse e sofisticate.
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