Carenze farmaci, in crescita in Ue. In Italia attivi strumenti per gestire fenomeno e pazienti al banco
Carenze farmaci, indagine europea evidenzia un peggioramento in 21 Stati. In Italia sono attivi gli strumenti per gestire il fenomeno e i pazienti al banco
Le carenze dei farmaci rappresentano un problema per i pazienti, dal momento che determinano, per la maggior parte delle segnalazioni, interruzioni nel trattamento o una minore efficacia nella terapia. E, di rimando, diverse sono le criticità anche per farmacisti e farmacie, che devono dedicare alla tematica dalle 2 alle 15 ore a settimana, per una media di 6,6 ore - mentre nel 2018 era di 5,6 -, riferendo, per altro, in alcuni casi un calo della fiducia dell'utente. Il fenomeno, almeno secondo l'annuale indagine del Pgeu, l'organizzazione europea a cui fanno a capo le rappresentanze delle farmacie e dei farmacisti, pubblicata ieri, rispetto al 2018, si è intensificato. E la situazione sembra essere resa più pesante dal fatto che in alcuni Paesi non sono disponibili modalità di gestione del paziente, mentre a emergere, per quanto riguarda il nostro Paese, è una politica volta ad arginare e alleviare il problema.
Carenze in aumento per tutti i farmaci
L'indagine, condotta tra il 4 novembre e il 16 dicembre dell'anno scorso, sui 24 Paesi membri del Pgeu, ha messo in luce una situazione in peggioramento per 21 Stati, mentre per i restanti 3 lo stato di cose è stazionario. Nessuno, invece, ha segnalato miglioramenti. A essere maggiormente impattati sono medicinali legati alla sfera respiratoria, cardiovascolare, relativi al sistema nervoso centrale, a occhi-orecchie e naso, ma anche gastrointestinali e del sistema endocrino, come pure i vaccini. Le carenze sono state avvertite, secondo le segnalazioni, in maniera più o meno pari tra farmaci generici e brand, mentre a riferire rotture di stock su medicine salvavita è il 60% del campione. Da un punto di vista quantitativo, per 8 Paesi, nel periodo in cui era in corso l'indagine, a risultare carenti erano tra i 200 e i 300 medicinali, per 5 tra i 100 e i 200, mentre in 3 hanno segnalato cifre più elevate, comprese tra 300 e 400.
Per i pazienti la terapia è a rischio
Tutti, a ogni modo, sono concordi nell'indicare diversi ordini di criticità per il paziente, tra cui stress e disagi (24 su 24), interruzioni nella terapia (18 su 24), aumento delle spese out of pocket (14), trattamenti sub ottimali con una minore efficacia (10), errori (6), e così via. Anche perché ci sono Paesi in cui è più difficile riuscire a dare una risposta appropriata al paziente. In Bulgaria, per esempio, si legge, i farmacisti non possono sostituire il farmaco e i pazienti devono rivolgersi nuovamente al medico di base per una nuova prescrizione e anche dalla Francia viene segnalato che cambiare terapia può comportare costi, proprio anche per sostenere una visita aggiuntiva. Per quanto riguarda la Spagna è possibile l'importazione dei medicinali da Paesi Europei ma per il paziente non sempre la procedura è agevole.
Sostituzione con l'equivalente e importazione non sempre consentite
A emergere quindi è anche una grande variabilità tra gli Stati in merito alle soluzioni (legali) che possono essere offerte dal farmacista nel caso di carenze. 19 paesi indicano che è possibile (e usata) la sostituzione con il farmaco equivalente, ma, oltre alla già citata Bulgaria, il rapporto riferisce che anche in Austria non è consentita, mentre in Slovenia è possibile solo con il passaggio dal prescrittore. In Spagna non è permessa per tutte le medicine. A ogni modo, 15 Paesi indicano tra le altre soluzioni possibili anche la ricerca del medicinale presso altri canali autorizzati, 11 l'importazione da altri Stati Ue (ma anche su questo punto c'è una grande variabilità), come pure la dispensazione di medicinali con un differente dosaggio. Per altro, va detto che non in tutti i Paesi le informazioni riguardanti le carenze raggiungono le farmacie in maniera sistematica e completa e in uno Stato viene segnalata una assenza totale di comunicazioni. Per il resto, l'informazione arriva dalla distribuzione intermedia (è così per 17 Paesi), dalle Agenzie del farmaco (16), dalle organizzazioni dei farmacisti (10), dalle industrie produttrici (9) e dal ministero della Salute (3). In particolare, la Polonia segnala che non c'è nessun obbligo di legge che imponga di dare comunicazione di eventuali carenze. Mentre, in Romania, anche se la informazione è fornita alle Autorità, non raggiunge le farmacie in maniera sistematica e in molti casi c'è una diffusione basata sul passa parola tra farmacie o che arriva direttamente dalla distribuzione intermedia nel momento in cui si procede con l'ordine.
E l'Italia?
Per quanto riguarda l'Italia, è opinione condivisa all'interno della filiera che le politiche messe in campo per arginare e gestire il fenomeno hanno determinato un miglioramento, anche se carenze e indisponibilità continuano a farsi sentire. Di rilievo, è stato il tavolo in seno ad Aifa che ha visto il confronto tra tutti gli stakeholder della filiera, e che tanti risultati ha portato, ma anche la possibilità utilizzata in alcune occasioni da Aifa di bloccare temporaneamente le esportazioni di determinati medicinali, in modo che non vengano sottratti alla distribuzione e alla vendita per il territorio nazionale, in chiave preventiva. Da parte di Aifa sono poi messe a disposizione delle farmacie indicazioni sulla distinzione tra carenze e indisponibilità e su quale prassi mettere in campo a seconda dei diversi casi.
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A cura di Redazione Farmacista33
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