Dipendenti, dimensioni, proprietà e standard: la farmacia in prospettiva europea
Lo scenario delle farmacie è attraversato a livello mondiale da continue spinte evolutive, in particolare nella direzione di una maggiore accessibilità e qualificazione del servizio
Lo scenario delle farmacie è attraversato, a livello mondiale, da continue spinte evolutive, in particolare nella direzione di una maggiore accessibilità e qualificazione del servizio. Nell'arco di cinque anni, per esempio, a essere rilevato è un aumento dell'11,2% nel numero di farmacie di comunità per 10.000 abitanti e sono sempre di più i servizi che vi vengono erogati. A fare la panoramica è il Rapporto Fip sulla farmacia di comunità che si basa su una Survey condotta tra novembre 2020 e gennaio 2021 tra le organizzazioni rappresentative del settore di 118 Stati (79 quelli che hanno risposto). Ne emerge una analisi della farmacia in tutte le sue caratteristiche, dagli assetti proprietari, alla organizzazione della forza lavoro fino ad arrivare agli incentivi per tutelarne la capillarità.
Requisiti e modelli di organizzazione del personale in farmacia
Tanti sono gli aspetti attraverso i quali la farmacia di comunità a livello mondiale viene analizzata e un capitolo della panoramica effettuata dal Fip ha riguardato la qualificazione e la organizzazione del personale che opera in farmacia. In particolare, un punto indagato riguarda la presenza del personale laureato: sono 66 le nazioni nelle quali si prevede che ci sia sempre la presenza di un farmacista e per le quali questo è un requisito obbligatorio. Spesso si tratta di una vera e propria figura manageriale, a cui fa riferimento tutto il personale della farmacia, o un direttore. In 16 Stati, poi, c'è la previsione normativa che in determinate circostanze ci debba essere un numero aggiuntivo di farmacisti. In Danimarca e in Svezia, per esempio, nell'orario di apertura è obbligatoria la presenza di almeno un farmacista, mentre in Francia il numero di farmacisti viene stabilito in base al fatturato (un dipendente ogni 1,3 mln di euro). In Islanda c'è un minimo di due farmacisti, mentre in Portogallo il team deve essere composto al 50% da farmacisti e deve esserci almeno un farmacista responsabile. Un dato interessante relativo alle risorse che operano in farmacia viene poi dai Paesi Bassi: qui il Rapporto mette in evidenza il più alto valore relativo alla forza lavoro in farmacia e, in contemporanea, il più basso tasso relativo alla densità di farmacie sul territorio. Questo fenomeno origina dal fatto che il sistema delle farmacie è caratterizzato da un numero non elevato presidi, che per lo più sono di grandi dimensioni. In questi c'è una organizzazione del team, comprendente anche tecnici, in base a profili di competenze, che permette l'esecuzione di molte attività sotto la supervisione di un farmacista.
La proprietà delle farmacie: privilegiata la componente professionale
Un altro capitolo rilevante all'interno del Rapporto è quello relativo all'analisi degli assetti proprietari delle farmacie. Come evidenziato in un articolo di F-Online, "l'indagine, pur rilevando l'esistenza di modelli differenti tra un territorio e l'altro, mette in evidenza come quello più frequente, presente nell'86% dei territori, sia rappresentato dalla titolarità del farmacista individuale o da società in cui la maggioranza sia in capo alla componente professionale. Al secondo posto, ci sono le catene, diffuse in 57 tra i 79 Stati che hanno risposto al questionario (72%). Questo modello è presente in modo particolare in Svezia (97%) e Norvegia (88%). Tra i soggetti che possiedono farmacie sono indicati anche gli ospedali (in 36 nazioni, 56% dei rispondenti), mentre la proprietà pubblica è stata rilevata in 27 nazioni (34% dei rispondenti). In generale, anche qualora la proprietà non sia del farmacista, nel 29% dei casi vengono comunque applicati meccanismi che riconducono le decisioni operative alla componente professionale. A livello normativo, poi, viene rilevato che nel 71% dei casi non sono stati previsti vincoli per limitare la proprietà ai soli farmacisti. In alcuni Stati poi sono stati messi in evidenza meccanismi per evitare conflitti di interessi o modelli di integrazione verticale. La incompatibilità più diffusa riguarda i medici e i prescrittori in generale (53%), la distribuzione intermedia (37%) e i produttori (38%). Quanto al tetto al numero di farmacie per singolo proprietario, in molti sistemi normativi non è presente, ma esistono vincoli per evitare posizioni dominanti".
Tutela della capillarità e standard omogenei di controllo del servizio
Un'ulteriore riflessione "riguarda la capillarità dell'assistenza farmaceutica: il numero di Stati che non applica una regolamentazione (basata sul criterio demografico o geografico) dall'ultima rilevazione è diminuita dal 49% al 27% e questo dato suggerisce che la direzione evolutiva sta andando verso una maggior regolamentazione, soprattutto in relazione alle nuove aperture, anche se i meccanismi attraverso cui questo principio viene realizzato possono essere anche diversi rispetto a quelli più sopra indicati. Talvolta, laddove c'è una pianificazione territoriale, le farmacie di zone disagiate o meno popolose possono ricevere incentivi pubblici che ne garantiscano la sussistenza (15% dei rispondenti)". Infine, un ulteriore aspetto indagato, per la sua incidenza sulla qualità del servizio, è relativo al sistema di controlli effettuati dalle Istituzioni pubbliche sulle farmacie di comunità. In particolare, obiettivo del Fip è stato quello di rilevare l'esistenza di standard di valutazione e di indicatori omogenei nelle visite ispettive quali strumenti da parte pubblica per assicurare un omogeneo livello qualitativo sul territorio. Tale sistema risulta esserci in 65 nazioni tra quelle rispondenti. Nell'elenco non compare l'Italia in cui ispezioni e controlli sono gestiti a livello locale.
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A cura di Redazione Farmacista33
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